Valeria, la laurea dopo il terrore
Da ieri è ingegnere la studentessa che rimase 21 ore sotto le macerie.
L’AQUILA. Le uniche parentesi se l’è concesse per le cure e per un settimanale, che il 26 ottobre scorso ha pubblicato la sua storia e la sua foto con gruccia e caschetto davanti al palazzo ormai sgretolato di via Campo di Fossa, dove abitava insieme ad altre due colleghe. Ma fino a ieri, giorno della laurea in Ingegneria, Valeria Esposito si è impegnata solo per la sua tesi.
E da ieri è dottoressa in Ingegneria la studentessa frentana che la notte del 6 aprile si vide crollare il palazzo addosso. Si salvò per una semplice precauzione: dopo la forte scossa che precedette la catastrofe, decise di spostare il letto per timore che l’armadio le cascasse addosso. E il letto finì all’altezza di una trave. Rimase per oltre 21 ore sotto le macerie, prima che i vigili del fuoco la tirassero fuori. Aveva la gamba intrappolata, e non fu facile. Mesi di cure negli ospedali di Teramo e di Lanciano, poi la riabilitazione. E nel frattempo i libri e la tesi di laurea. Infine la corona di alloro.
E’ stata giornata di lauree ieri all’ex Optimes, dove ora ha sede la facoltà di Ingegneria. Valeria Esposito non ha voluto riflettori attorno a sé e ha preferito godersi il traguardo con i docenti e la sua famiglia. Per lei ha parlato il professore Aldo Benedetti, che ha chiesto di non dimenticare i morti di via Campo di Fossa, dove tra l’altro sono state schiacciate dalle macerie altre studentesse di Ingegneria. «Via Campo di Fossa deve diventare un luogo della memoria», ha detto il docente «per non dimenticare quello che è successo alla città e ai suoi abitanti».
Per la maggioranza dei circa trenta neo ingegneri che da ieri hanno il titolo di dottore in Ingegneria edile la laurea presa all’Aquila avrà davvero un significato molto più profondo. Per chi dovrà progettare costruzioni e realizzare opere o edifici, la laurea all’Aquila rappresenterà comunque un valore aggiunto, sia per il prestigio dell’ateneo che per la forte esperienza vissuta.
Tra i 308 morti che si sono contati tra le vittime del sisma molti erano studenti, e le inchieste sui crolli aperte dalla magistratura vedono al primo posto proprio la Casa dello Studente di via XX Settembre. Anche la facoltà di Ingegneria di Roio, gravemente danneggiata dal sisma del 6 aprile, è stata periziata dai consulenti della procura dell’Aquila.
Nonostante i mille problemi di sistemazione e di trasferimenti che hanno gli studenti che frequentano l’Università dell’Aquila, le facoltà non hanno subito gravi flessioni di iscritti.
L’UDU: BUS NAVETTA. Ma il problema dei trasporti resta ancora grave, e per questo l’Unione degli studenti Universitari (Udu) dell’Aquila ha avanzato una proposta per l’istituzione di un servizio navette all’interno della città dell’Aquila.
Il progetto, cofinanziato dall’Associazione nazionale dei Comuni (Anci), ha come partner Comune dell’Aquila, Ama, Università e Adsu. Tale progetto prevede l’investimento dell’Anci per 400mila euro, a cui si devono aggiungere le quote dei soggetti partner, prevede l’interventi il miglioramento della città universitaria.
Per permettere un collegamento funzionale e continuo tra i vari punti della città, l’Udu propone un progetto che preveda quattro linee di navette. «Questa soluzione», recita una nota «permetterebbe di risolvere il problema legato al collegamento tra le varie sedi universitarie». Si fa riferimento, per esempio, alla difficoltà oggettiva degli studenti che provengono da Rieti di raggiungere la sede di Bazzano della facoltà di Lettere, oppure per gli studenti provenienti da Sulmona nel raggiungere la sede della facoltà di Ingegneria, sita alla ex-Optimes. Si propongono 4 linee per permettere un trasporto veloce e continuo, evitando quindi di avere un’unica circolare che possa perdere di funzionalità prevedendo dei “punti di scambio” tra le varie navette in cui intersecare i percorsi, e segnatamente Reiss Romoli, Motorizzazione, Fontana Luminosa.

E da ieri è dottoressa in Ingegneria la studentessa frentana che la notte del 6 aprile si vide crollare il palazzo addosso. Si salvò per una semplice precauzione: dopo la forte scossa che precedette la catastrofe, decise di spostare il letto per timore che l’armadio le cascasse addosso. E il letto finì all’altezza di una trave. Rimase per oltre 21 ore sotto le macerie, prima che i vigili del fuoco la tirassero fuori. Aveva la gamba intrappolata, e non fu facile. Mesi di cure negli ospedali di Teramo e di Lanciano, poi la riabilitazione. E nel frattempo i libri e la tesi di laurea. Infine la corona di alloro.
E’ stata giornata di lauree ieri all’ex Optimes, dove ora ha sede la facoltà di Ingegneria. Valeria Esposito non ha voluto riflettori attorno a sé e ha preferito godersi il traguardo con i docenti e la sua famiglia. Per lei ha parlato il professore Aldo Benedetti, che ha chiesto di non dimenticare i morti di via Campo di Fossa, dove tra l’altro sono state schiacciate dalle macerie altre studentesse di Ingegneria. «Via Campo di Fossa deve diventare un luogo della memoria», ha detto il docente «per non dimenticare quello che è successo alla città e ai suoi abitanti».
Per la maggioranza dei circa trenta neo ingegneri che da ieri hanno il titolo di dottore in Ingegneria edile la laurea presa all’Aquila avrà davvero un significato molto più profondo. Per chi dovrà progettare costruzioni e realizzare opere o edifici, la laurea all’Aquila rappresenterà comunque un valore aggiunto, sia per il prestigio dell’ateneo che per la forte esperienza vissuta.
Tra i 308 morti che si sono contati tra le vittime del sisma molti erano studenti, e le inchieste sui crolli aperte dalla magistratura vedono al primo posto proprio la Casa dello Studente di via XX Settembre. Anche la facoltà di Ingegneria di Roio, gravemente danneggiata dal sisma del 6 aprile, è stata periziata dai consulenti della procura dell’Aquila.
Nonostante i mille problemi di sistemazione e di trasferimenti che hanno gli studenti che frequentano l’Università dell’Aquila, le facoltà non hanno subito gravi flessioni di iscritti.
L’UDU: BUS NAVETTA. Ma il problema dei trasporti resta ancora grave, e per questo l’Unione degli studenti Universitari (Udu) dell’Aquila ha avanzato una proposta per l’istituzione di un servizio navette all’interno della città dell’Aquila.
Il progetto, cofinanziato dall’Associazione nazionale dei Comuni (Anci), ha come partner Comune dell’Aquila, Ama, Università e Adsu. Tale progetto prevede l’investimento dell’Anci per 400mila euro, a cui si devono aggiungere le quote dei soggetti partner, prevede l’interventi il miglioramento della città universitaria.
Per permettere un collegamento funzionale e continuo tra i vari punti della città, l’Udu propone un progetto che preveda quattro linee di navette. «Questa soluzione», recita una nota «permetterebbe di risolvere il problema legato al collegamento tra le varie sedi universitarie». Si fa riferimento, per esempio, alla difficoltà oggettiva degli studenti che provengono da Rieti di raggiungere la sede di Bazzano della facoltà di Lettere, oppure per gli studenti provenienti da Sulmona nel raggiungere la sede della facoltà di Ingegneria, sita alla ex-Optimes. Si propongono 4 linee per permettere un trasporto veloce e continuo, evitando quindi di avere un’unica circolare che possa perdere di funzionalità prevedendo dei “punti di scambio” tra le varie navette in cui intersecare i percorsi, e segnatamente Reiss Romoli, Motorizzazione, Fontana Luminosa.