Villa demolita senza avvisare Il titolare ora chiede i danni

I ricorrenti al giudice: «Distrutti un quadro del Patini e opere d’arte che potevano essere salvate» La presidenza del Consiglio: «Responsabilità del Comune». La difesa: «Abbattimento inevitabile»

L’AQUILA. Una villa ricca di opere d’arte e mobili di valore venne abbattuta subito dopo il sisma da parte del Comune senza avvisare il titolare, l’avvocato Alessandro Marchetti, che non ebbe modo di salvare gli oggetti di valore che erano dentro, tra i quali un quadro di Patini. Il Comune è stato citato per circa 800mila euro di danni e pochi giorni fa, nel corso di un’udienza, sono stati ascoltati dei testimoni. Una controversia nella quale sono chiamati in causa, oltre al Comune,anche la presidenza del Consiglio, un’assicurazione e la ditta che ha eseguito la demolizione. Nell’atto di citazione, inoltrato tramite l’avvocato Riccardo Lopardi, si precisa che la villa settecentesca a Sant’Elia era sottoposta a vincolo della Soprintendenza. Il padrone di casa non fu informato della demolizione e «con sdegno e meraviglia constatò che l’intero fabbricato era stato sbattuto a terra senza tentare il recupero del mobilio». Nella citazione si parla di «brutale e sconsiderata demolizione». Oltre al quadro di Patini furono distrutti due credenze del 1700, un pianoforte dell’Ottocento, un tavolo ovale di tre secoli fa, una peschiera del 1700, busti in porcellana e altro. I ricorrenti non contestano l’ordinanza, ma le modalità di esecuzione. E anche la presidenza del Consiglio, chiamata in causa in quanto la Protezione civile avrebbe in qualche modo contribuito alla demolizione, contesta l’operato del Comune. Secondo l’avvocato dello Stato Generoso Di Leo, il Comune poteva agire diversamente. «Non corrisponde al vero», scrive nella sua comparsa, «quanto sostenuto dal Comune, secondo cui non poteva che conseguire l’adozione dell’ordinanza sindacale della demolizione». In sostanza, il Comune avrebbe potuto adottare diverse modalità di demolizione salvaguardando quello che è stato danneggiato.

L’ente, nelle controdeduzioni presentate dagli avvocati Domenico de Nardis e Antonio Orsini, porta avanti altre valutazioni. Per il Comune, vista la precarietà del manufatto, sarebbe risultato opportuno procedere subito alla demolizione per ovvie esigenze di sicurezza. Si sostiene, inoltre, che la movimentazione delle macerie si rese necessaria al fine di sgravare dal peso delle stesse il muro di contenimento realizzato in prossimità di una struttura ricettiva.

L’ente, ad ogni buon conto, chiede di chiamare in causa l’assicurazione con cui ha un rapporto di garanzia qualora le cose dovessero andare male. Ma i ricorrenti contestano il fatto che il Comune non spieghi mai perché il titolare non sia stato contattato prima della demolizione per salvare il salvabile. Il giudice titolare della controversia è Carmela Magarò.

©RIPRODUZIONE RISERVATA