Zio accoltella il nipote a Sante Marie, interrogatorio davanti al giudice

6 Agosto 2025

Tentato omicidio, il 59enne Massimo Grossi sarà ascoltato questa mattina alle 9, nella casa circondariale di Avezzano: «Volevo salvarmi»

SANTE MARIE. Sarà ascoltato questa mattina alle 9, nella casa circondariale di Avezzano, Massimo Grossi, 59 anni, arrestato sabato scorso con l’accusa di tentato omicidio del nipote, Fabrizio Grossi, 36 anni, attualmente ricoverato in gravi condizioni dopo essere stato colpito con più fendenti al termine di una violenta lite familiare. L’interrogatorio di garanzia si terrà davanti al giudice per le indagini preliminari, dottoressa Daria Lombardi, alla presenza del pubblico ministero Chiara Lunetti e dell’avvocato difensore dell’indagato, Roberto Verdecchia. Nella giornata di ieri l’uomo è stato ascoltato proprio dal suo legale, che lo ha trovato lucido, seppur provato dalle ferite fisiche e dallo stress emotivo.

Ferito al volto, con una frattura al setto nasale e lesioni in più parti del corpo, Grossi continua a sostenere la linea difensiva già delineata nei primi momenti dopo l’arresto: avrebbe agito esclusivamente per legittima difesa, dopo essere stato aggredito dal nipote con uno sgabello e ripetuti pugni. «Non volevo fargli del male, volevo solo salvarmi», avrebbe detto al suo difensore. L’uomo ha raccontato di aver afferrato il coltello per fermare una furia che lo stava devastando.

Una reazione dettata dalla paura e dall’istinto di sopravvivenza. Ma, nonostante tutto, Grossi appare angosciato: più volte avrebbe chiesto notizie sulle condizioni del nipote, manifestando preoccupazione sincera per la sua salute e sperando che possa riprendersi. «È sempre sangue del mio sangue», avrebbe sussurrato, con il volto segnato dal dolore. Nel frattempo, il paese si stringe attorno a Massimo Grossi. Molti abitanti di Sante Marie conoscono da anni la complessa e drammatica vicenda familiare che ha coinvolto zio e nipote.

Più volte, infatti, lo stesso Massimo avrebbe provato ad aiutare il giovane, tossicodipendente e già condannato in passato per gravi episodi di violenza in famiglia, risalenti al 2012. Tentativi generosi, ma vani. «Era arrivato al limite, lo sapevamo tutti», racconta chi lo conosce da vicino. «Non ha mai smesso di sperare in un cambiamento, ha tollerato tanto, troppo». La solidarietà nei confronti dell’arrestato cresce, e con essa anche la consapevolezza che quanto accaduto non sia il frutto di un raptus improvviso, ma il tragico epilogo di una lunga storia di tensioni, soprusi e paure.

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