Il nuovo prefetto Corona: «Assicuro il mio impegno»

10 Luglio 2015

Il rappresentante di governo punta sulla tenuta del sistema: di fronte alle crisi bisogna ripartire con forza e coesione come una famiglia di fronte alle avversità

CHIETI. Di Antonio Corona, il nuovo prefetto di Chieti si può dire certamente che è una persona molto affabile, di bell’aspetto, sincero, con un tratto istituzionale fuori dai protocolli e dalle “eccellenze” come si conviene a una figura moderna di rappresentante di governo che deve lavorare soprattutto con le parole e le relazioni istituzionali e non. Il suo curriculum è molto lungo. «La mia carriera è diversificata», dice rimandando titoli e incarichi a un sito internet. Ha 59 anni, «romano e romanista», sposato e padre di un bambino. Ufficiale dell’Ordine “al merito della Repubblica». La sua famiglia vive a Rimini.

Ha iniziato la carriera prefettizia nel 1982 assegnato agli uffici amministrativi di Venezia, ha lavorato a Frosinone a Sondrio a Viterbo come capo di gabinetto, fino al Viminale e nell’ufficio di gabinetto del ministro. Nel 1998 fino al settembre del 2001 è stato capo di gabinetto a Rimini, poi di nuovo al Viminale fino all’incarico di viceprefetto ad Ancona dal 2010 al 2013 anno in cui è stato nominato prefetto a Lodi, dove è stato prima di arrivare a Chieti.

«Le mie origini sono abruzzesi, vicino ad Avezzano, e so che gli abruzzesi sono generosi così come lo era mio padre». Corona parla di «tenuta del sistema» meta che può raggiungersi sono con l’impegno e la coesione. Lì dove gli sbagli, le crisi devono rappresentare non sconfitte ma punto dal quale ripartire con maggiore forza. «Come fa una famiglia di fronte alle avversità». «Io posso assicurare impegno», dice, «non so sarà sufficiente ma sarà tutto». «Ho trovato uno staff eccellente con il quale mi rapporto continuamente nel più ampio dialogo e ascolto ma pronto a prendere decisioni».

«Della provincia di Chieti mi hanno parlato molto bene, forse la più importante in quanto a produttività». E accenna a lontani riferimenti storici di una città che combattè contro Roma diventandone poi la migliore alleata. Confessa che gli hanno riferito anche della vecchia rivalità con Pescara, comune del quale fino al 1927 era capoluogo, «naturalmente scherzando».

«Ho avuto il piacere di conoscere il sindaco, il presidente della Provincia e l’arcivescovo Bruno Forte. Ma il Chieti in che serie sta?», domanda ai cronisti svelando per la seconda una volta la passione per il gioco del calcio. «Serie D!» la timida risposta. «Peccato, vuol dire che qui non potrò vedere le partite della Roma».

©RIPRODUZIONE RISERVATA