Sforbiciata dell’Iva, aiuto alle famiglie

Dal latte agli omogeneizzati, dai pannolini agli assorbenti. Sono 13 le proposte di legge per abbattere l’imposta al 4%
ROMA. Giù l’Iva sui prodotti per la prima infanzia, sugli assorbenti, sulla riqualificazione elettrica delle auto, sul latte vegetale e persino sulla pappa reale. Fioccano, anche in questa legislatura, le proposte di legge, in tutto 13 tra Camera e Senato, per dare una bella sforbiciata all’imposta più odiata dagli italiani. Ultimo tentativo, ma andato male, la presentazione di una serie di emendamenti di Fratelli d’Italia e Sinistra italiana alla manovra correttiva con cui introdurre una norma specifica per ridurre l’aliquota sui prodotti della prima infanzia, dai pannolini ai seggiolini, dai biberon ai prodotti per allergici e intolleranti. Un tentativo che si è subito infranto contro il muro della commissione Bilancio di Montecitorio.
Sconto famiglia. Restano comunque in campo le 8 proposte di legge per portare al 4% l’Iva sugli alimenti e i prodotti destinati a lattanti e a bambini nel quadro di un pacchetto di misure all’esame del Parlamento per ridurre la pressione fiscale che grava sulle famiglie. Alla Camera sono due le proposte di legge, di Fabio Rampelli (Fdi) e della deputata del gruppo Misto Beatrice Brignone, che non hanno ancora iniziato l’iter in commissione. Cammino che invece hanno già intrapreso da tempo, in commissione Finanze e Tesoro di Palazzo Madama, i 6 disegni di legge presentati da Vincenzo D’Anna di Gal, Vincenza Labriola e Laura Bianconi del gruppo Misto, da Emanuela Munerato e Raffaele Belot della Lega e da Karl Zeller delle Autonomie.
Stangata bebè. Gli alimenti, per i bambini da zero a tre anni, si sa, costano cari anche se sono indispensabili per gli alti valori nutrizionali. Di biscotti, omogeneizzati, latte in polvere e liquido, latte speciale o vegetale per allergici o intolleranti, pastine, tisane, succhi di frutta, non si può fare a meno se non alleggerendo e di molto il portafoglio. Si calcola che nel primo anno di vita i genitori, per l’acquisto di prodotti di prima necessità, versano al fisco, per ogni bambino, mediamente 1.100 euro. Più tecnica ma non meno esemplificativa l’indagine condotta da Bankitalia secondo cui in una famiglia monoreddito con figlio in età compresa tra 0 e 3 anni il costo di omogeneizzati, pannolini, prodotti per l’igiene pesa per oltre il 20% sul bilancio familiare. Come dire che su un reddito medio lordo di 24 mila euro più di 4mila evaporano per prodotti di cui le famiglie non possono davvero fare a meno.
Tassa sull’allergia. Ma non ci sono solo i pannolini nella lunga lista di prodotti da agevolare fiscalmente. Per il Parlamento anche le allergie ed i prodotti igienico-sanitari dedicati alle mamme dovrebbero poter usufruire di un canale fiscale privilegiato. Via la tassa sull’allergia, è infatti il motto di Cristian Iannuzzi del gruppo Misto della Camera e della sua collega M5S Chiara Gagnarli che chiedono, entrambi, la riduzione al 4% dell’Iva sui latti vegetali, siano essi di farro, mandorla, nocciola, cocco, miglio, quinoa, kamut o avena. Bevande, spiegano, che vengono largamente usate non solo da chi ha fatto una scelta vegan, ma anche da centinaia di migliaia di persone intolleranti al lattosio e allergiche al latte vaccino. Al contrario di quanto avviene per tutti i beni di prima necessità che hanno l’Iva 4%, infatti, sui latti vegetali l’aliquota è al 22%, come per i beni di lusso: «una discriminazione», accusa Iannuzzi che lamenta un trattamento dello Stato differenziato su soggetti affetti da allergie diverse: se i celiaci hanno diritto ad un bonus mensile stanziato dalla sanità pubblica e compreso tra i 45 e i 140 euro a seconda delle fasce d’età, gli intolleranti al lattosio invece pagano, di fatto, una “tassa sull’allergia”.
Assorbenti fiscali. Anche i prodotti per l’igiene intima femminile reclamano un loro spazio agevolato. La deputata del gruppo Misto di Montecitorio Brignone, infatti, chiede un’aliquota Iva ad hoc per assorbenti, tamponi e tutta la gamma di prodotti di igiene intima femminile. «Devono essere considerati per quello che sono, vale a dire beni essenziali», dice annotando come il nostro Paese dovrebbe allinearsi a quanto già deciso da Londra e Parigi che hanno ridotto al 5% l’imposta su questi prodotti «di prima necessità». E aggiunge: «Se pensiamo che l’essere donna implica avere, nell’arco della propria vita, le mestruazioni una volta al mese, per circa quaranta anni, è necessario riflettere anche su quanto incide economicamente l’acquisto e l’uso di assorbenti e tamponi, che non sono una scelta ma una necessità, poiché permettono alle donne una piena partecipazione alla vita sociale anche nei giorni del ciclo mestruale». Non è, conclude la deputata, una questione meramente economico-finanziaria, ma anche sociale perché a questi prodotti si applica la stessa Iva che grava su quelli considerati «di lusso», mentre il ciclo mestruale non è una scelta ma un fattore inevitabile per le donne.
Iva agricola. E la pappa reale? Può mai restare fuori dall’elenco? No, e infatti è al centro dalla battaglia “dolce” condotta in Parlamento dal deputato pentastellato, Massimiliano Bernini, che vorrebbe tagliare dal 22 al 4% l’imposta su questo ricostituente e antinfiammatorio naturale. «Non capiamo come sia possibile - spiega - mantenere l’Iva su questo alimento al 22% quando altri prodotti agricoli, miele incluso, si giovano dell’Iva agevolata al 10%».
Conversione agevolata. Dal cibo ai motori, con la proposta del deputato del gruppo Misto di Montecitorio Ivan Catalano che chiede una riduzione dell’Iva, dal 22 al 10%, per la riqualificazione elettrica dei veicoli oggi alimentati con i carburanti tradizionali. Un’iniziativa che farebbe recuperare al nostro Paese, dice, il terreno perduto nella realizzazione dell’obiettivo Ue per eliminare del tutto, entro il 2050, il ricorso alla benzina e al diesel. E se si può essere - cautamente ottimisti -sul numero di punti di ricarica per le auto elettriche destinato a crescere nei prossimi anni, un ostacolo più difficile da superare è il costo elevato delle vetture elettriche. Agevolando la trasformazione elettrica, intervenendo sull’Iva, si potrebbero dunque convincere, ragiona ancora Catalano, molti più italiani a dire addio ai carburanti tradizionali. Del resto, il mercato delle auto elettriche è in continua espansione a livello internazionale, con possibili ricadute positive anche per l’Italia. La conferma viene dai dati di vendita del 2016: sono state infatti 800mila le vetture con alimentazione elettrica distribuite in tutto il mondo, con un incremento del 40% rispetto ai volumi segnalati per l’anno precedente.

