I facchini bloccano il magazzino di Sda Cento posti a rischio
La protesta davanti alla sede milanese del corriere Ricadute anche sulle famiglie degli addetti abruzzesi
PESCARA . Cento famiglie pescaresi rischiano di finire sul lastrico, se non rientra il picchettaggio dei “facchini” davanti alla sede di Carpiano del corriere Sda, alle porte di Milano. Una situazione che, a livello nazionale, coinvolge ben 100mila lavoratori, e che nasce dalla protesta indetta da un sindacato di base che da circa due settimane ha proclamato lo sciopero per motivi legati all’applicazione del contratto di categoria. Lo stato di agitazione non riguarda direttamente i dipendenti di Sda, ultimo corriere espresso italiano in un mercato dominato dalle multinazionali, ma una società esterna che si occupa dello smistamento. Una situazione, che di fatto ha però paralizzato l’attività della società, creando non pochi disagi anche ai clienti in attesa di ricevere merci, o di coloro che utilizzano il vettore per spedizioni.
Tra questi, anche importanti aziende abruzzesi che non ricevono le materie prime per le lavorazioni, e che non possono fare fronte alle ordinazioni di prodotto finito. «Il problema», dicono i dipendenti di Sda Express Courier, società del Gruppo Poste Italiane con circa 100 sedi in Italia, «non è nello sciopero, sacrosanto diritto di ogni lavoratore, ma nei picchettaggi davanti ai centri di smistamento nel nord Italia. A Carpiano le attività sono totalmente bloccate e nel magazzino ci sono spedizioni ferme che non è possibile portare via. Questi picchettaggi, non lo sciopero, stanno dissanguando l’azienda e hanno messo in crisi l’intero settore che non riesce a fare fronte alla nostra assenza di operatività. Molte aziende, comprese alcune abruzzesi, attendono che la situazione si sblocchi per poter far fronte alle richieste dei loro clienti». Sotto il profilo occupazionale i corrieri e gli addetti allo smistamento sono i primi a essere colpiti dal fermo forzato, perché la mancanza di spedizioni li obbliga a diminuire le ore di lavoro, con riflessi pesanti sulla paga. Nei giorni scorsi, davanti ai cancelli di Carpiano, la protesta è sfociata in una rissa, mentre a Bari, ieri mattina, 50 corrieri hanno protestato davanti alla sede della prefettura. Il timore dei lavoratori, è che queste azioni possano trasformarsi in atti di protesta violenta, con la possibilità di infiltrazioni malavitose, ma soprattutto la perdita di fette di mercato difficili da riconquistare in uno scenario competitivo come quello attuale. Circostanze, che fatalmente si tradurrebbero nel ricorso alla cassa integrazione e ai licenziamenti. Ieri anche i lavoratori della sede di Pescara hanno chiesto un incontro al prefetto, affinché si attivi per cercare soluzioni condivise con l’azienda ed evitare i licenziamenti.
«Ogni giorno che passa la situazione peggiora», dicono i dipendenti pescaresi, «perché la clientela ci abbandona. Tutte le aziende locali, hanno spedizioni ferme da due settimane. Questo significa che perderanno clienti, e di riflesso cambieranno vettore». (a.bag.)
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