I protagonisti dei campionati dilettantistici

Una storia d’amore lunga ben 13 anni stagioni quella tra Marco Di Biase e l’Acqua&Sapone. Il capitano della compagine montesilvanese è una colonna della squadra di mister Alessandro Del Gallo, ma...
Una storia d’amore lunga ben 13 anni stagioni quella tra Marco Di Biase e l’Acqua&Sapone. Il capitano della compagine montesilvanese è una colonna della squadra di mister Alessandro Del Gallo, ma anche del calcio dilettantistico abruzzese. Il capitano, con le sue 37 primavere (38 a dicembre) è uno dei calciatori più longevi della categoria. Terzino sinistro e mancino naturale, da otto anni indossa la fascia da capitano dell’Acqua&Sapone e fa dei calci di rigore e di punizione le sue specialità, essendo un mancino naturale. La sua storia calcistica inizia in Svizzera, quando da piccolino inizia a calcare i primi campi da calcio, complice anche il lavoro di suo padre che lo ha portato fuori dall’Italia. Dopo la prima parentesi al Bellinzona, torna in Italia e gioca nel settore giovanile dello Spoltore, in Seconda categoria. A 14 anni, un’intuizione di Bixio Liberale, allora osservatore dell’Atalanta per il centro Italia, portò Di Biase dritto dalla Dea dove disputò un anno gli Allievi nazionali con il tecnico Giovanni Vavassori. Correva l’anno 1995, stagione in cui in quell’Atalanta esplose un certo Filippo Inzaghi, ceduto la stagione successiva alla Juve. Terminata la parentesi atalantina, Di Biase venne ceduto all’Albinese (ad oggi Albinoleffe dopo la fusione con il Leffe), squadra militante in C2 dove assapora il campionato Beretti e qualche panchina in prima squadra. Preso il diploma, gli studi da avvocato portano Marco Di Biase nelle vicine Marche, dove gioca per circa cinque stagioni tra Eccellenza e Promozione, a Urbino. Il resto è storia recente. Tornato a casa, sposa la causa dell’Acqua&Sapone, ben 13 stagioni fa, squadra in cui giocava anche il fratello. Da lì una militanza che dura dai tempi della Prima categoria, con due campionati vinti di Prima e Promozione e tante salvezze in Eccellenza. «A 37 anni la cosa che ti spinge ad andare avanti è sempre la passione. Ma oltre a questo, nel mio caso, posso dire che anche tante situazioni ben incastonate mi permettono di allenarmi e giocare regolarmente. Con la famiglia che cresce (sposato e con tre figli) e un lavoro impegnativo come quello da avvocato è difficile far combaciare tutto, ma per fortuna ho una moglie che mi supporta da sempre che rende tutto più facile. Stare fuori di domenica, quando magari è l’unico giorno libero da dedicare a loro, è difficile, ma mi ritengo un uomo fortunato ad avere una famiglia che mi sopporta e supporta». Arrivato a 37 anni e in un campionato impegnativo come quello di Eccellenza, la voglia di smettere non c’è: «Il mio orologio biologico ancora suona. Ogni fine stagione tiro le somme e vedo il da farsi. Ho ancora voglia di giocare, anche perché se ad esempio in aprile mi viene voglia di smettere, arrivato il mese di luglio non vedo l’ora di rimettermi gli scarpini».
Riccardo Di Persio
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