È L’ULTIMA CHIAMATA PER RIPARTIRE

Si è dimesso Cialente. Viva Cialente. Ok. E adesso? L’Aquila questa mattina si è svegliata con un problema in più. Non solo lavoro che manca, ricostruzione senza fondi, rilancio economico che non c'è, aeroporto che non decolla e via dicendo. Adesso bisogna costruire una classe dirigente credibile che faccia uscire il capoluogo d'Abruzzo dal pantano in cui è finito. E non sarà facile.

Il sindaco Cialente ha fatto un gesto che in tanti chiedevano e si attendevano. Poteva non farlo. Forse è il primo caso in Italia di un sindaco che lascia per avvisi di garanzia giunti ad altri, anche se uno degli altri era il suo vicesindaco. Lo ha fatto e gli va reso l'onore delle armi. Ha capito che a forza di fare il parafulmine si sarebbe bruciato lui. Ha dimostrato che in politica a volte gli interessi generali valgono più dei destini personali. Con lui in carica il governo di Roma non avrebbe più aperto la borsa e non si sa se in futuro lo farà. Da qui al 25 maggio quando si tornerà a votare, assisteremo alle solite risse da pollaio nei partiti e fino ad allora poco o nulla si muoverà. Quattro mesi buttati al vento dal punto di vista della ricostruzione ma che serviranno a capire se L'Aquila ha risorse umane, politiche e professionali per risorgere e per darsi una guida salda e autorevole. E' una prova d'appello. Se si fallisce ora la condanna al baratro sarà definitiva.

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