Abruzzo, 28 Comuni al voto Corrono 1.207 candidati

In 101 si sfidano per le poltrone di primo cittadino, 230 posti nei consigli Le donne sono poche, nessuna aspirante sindaco nella provincia dell’Aquila
PESCARA. Un esercito di 1.207 candidati pronti a sfidarsi all’ultimo voto nei 28 Comuni abruzzesi chiamati alle urne. A mezzogiorno di ieri, quando negli uffici elettorali è suonata l’ultima campana, erano state depositate 114 liste, a sostegno di 101 aspiranti sindaci e con 1.106 persone in corsa per consigli comunali decisamente ridimensionati dagli interventi normativi degli ultimi due anni. Dopo i tagli restano in palio 230 poltrone.
Sulmona, unico municipio in cui si vota con il doppio turno, perde quattro consiglieri ed eleggerà un’assemblea civica a sedici. Stessa composizione per Cepagatti, Alba Adriatica ed Atri, gli altri tre Comuni che superano la soglia dei diecimila residenti, ma pure restano agganciati al turno secco: né apparentamenti tra liste, né possibilità di ballottaggio.
Civitella del Tronto, Notaresco, Pianella, Loreto Aprutino e Carsoli, paesi che secondo la fotografia del censimento 2011 hanno una popolazione legale compresa tra i cinquemila e i diecimila abitanti, non hanno ancora fatto i conti con la cura dimagrante dettata dalla Finanziaria 2009 che devono sottostare a una manovra ancor più penalizzante: i posti a disposizione calano da 16 del consiglio uscente, ai virtuali 12 che sarebbero stati in palio due primavere fa, ai 10 di questa tornata elettorale. E va peggio ai Comuni che non arrivano a cinquemila residenti ma ne hanno più di tremila: Torino di Sangro, San Benedetto dei Marsi ne escono con un consiglio più che dimezzato: da 16 a 7 membri.
Formazione a sei per i municipi minori. Nei centri piccolissimi, quelli al di sotto dei mille abitanti che il governo avrebbe voluto eliminare, il giro di vite cancella in toto gli assessori. A Fallo, Pennadomo, Barete, Pietranico, Roccamorice, e Turrivalignani, i sindaci che usciranno dalle urne del 26 e 27 maggio saranno sorta di governatori con in capo ogni tipo di decisione esecutiva e giusto la possibilità di scegliersi un vice, ma tra i consiglieri.
Non solo tagli. Novità assoluta di questo turno elettorale è l’introduzione della doppia preferenza di genere: la possibilità data agli elettori dei comuni sopra i cinquemila abitanti di scrivere non uno, ma due nomi per il consiglio, purché siano di un uomo e di una donna. In caso contrario, di fronte a schede con due indicazioni maschili o due femminili, gli scrutatori scarteranno la seconda. Sono gli effetti della legge 215 dello scorso anno, volta a riequilibrare la rappresentanza di genere nei consigli comunali e regionali e che ha introdotto anche altre novità sulla par condicio tra i sessi nelle trasmissioni elettorali e alla composizione delle liste, con l’obbligo di rispettare quote minime di genere.
La presenza femminile resta comunque ai minimi termini. Dei 101 sfidanti per le 28 poltrone da primo cittadino, le donne sono appena 13. E neppure una nell’intera provincia dell’Aquila. (l.t.)