Abruzzo, Bankitalia lancia l’allarme rosso
Meno occupati e l’Automotive cola a picco nel secondo trimestre
L'AQUILA . L'Abruzzo come una nave in balìa della tempesta, con l'albero maestro - il settore automotive - che ondeggia paurosamente. La leggera crescita registrata nel primo semestre 2024, appena lo 0,3% a fronte dello 0,4% nazionale, non riesce a garantire stabilità all'economia regionale, che rallenta in tutti i settori. L'aggiornamento congiunturale sull’economia abruzzese, presentato ieri all'Aquila dalla Banca d’Italia, tratteggia una regione che sta attraversando una fase di debolezza, con criticità in diversi comparti produttivi e segnali di stagnazione nell’industria e nelle costruzioni.
La crisi dell'automotive, il comparto manifatturiero più rilevante, ha inciso pesantemente sui ritmi di produzione, che sono tornati a ridursi nel secondo trimestre dell'anno. Si salvano solo il turismo e il commercio, che mostrano una tenuta relativa, sostenuti dagli incentivi e dal lieve miglioramento delle condizioni di consumo. Nel complesso un quadro con più ombre che luci «frutto», ha spiegato Giuseppe Ortolani, responsabile della filiale dell'Aquila di Bankitalia, «di un contesto di persistenti tensioni geopolitiche e di rallentamento della congiuntura nell’area euro».
AUTOMOTIVE A PICCO. Nel corso dei mesi estivi si è accentuata la fase di debolezza dell’industria, che già aveva dato i primi segnali negativi nel 2023. «Il clima di fiducia delle imprese manifatturiere del Mezzogiorno», rileva Bankitalia, «ha fatto registrare un deciso peggioramento, collocandosi sui valori minimi raggiunti durante la crisi energetica».
E' l’automotive a trascinare l'economia abruzzese a picco: i ritmi di produzione sono tornati a ridursi a partire dal secondo trimestre dell'anno, con un nuovo rallentamento delle esportazioni (2,1%, inferiore al 2023), la cui dinamica è stata sostenuta solo dalle vendite di prodotti tessili, dell’abbigliamento e farmaceutici.
Dal sondaggio realizzato, a fine settembre, dalla Banca d’Italia su un campione d' imprese manifatturiere abruzzesi, è emersa una sostanziale stagnazione del fatturato e delle ore lavorate nei primi tre trimestri dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2023.
Le imprese più orientate sui mercati esteri hanno risentito maggiormente della debole fase congiunturale. La maggior parte delle aziende ha rispettato i programmi di investimento per il 2024, che prevedevano un indebolimento del processo di accumulazione rispetto al 2023. Per il 2025 gli investimenti delle imprese, secondo le previsioni, saranno stagnanti.
FRENANO LE COSTRUZIONI. Anche l'effetto espansivo degli incentivi per la riqualificazione del patrimonio edilizio ha avuto uno stop, con conseguenze evidenti per il settore delle costruzioni. Secondo le imprese delle costruzioni intervistate nel sondaggio, i livelli di attività hanno beneficiato soltanto della realizzazione degli interventi pubblici legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
«Il miglioramento delle condizioni di finanziamento ha inciso positivamente sul mercato immobiliare, dove si è registrata una ripresa delle compravendite, salite del 2,7%», ha sottolineato Ortolani, «nel terziario, il commercio si è mantenuto su livelli sostanzialmente stabili, così come i consumi delle famiglie, in un contesto di graduale ripresa dei redditi reali, anche per effetto del calo dell’inflazione».
Nel comparto dei beni durevoli le vendite di nuove autovetture hanno beneficiato, in particolare nei mesi estivi, dell’applicazione degli incentivi all’acquisto di quelle meno inquinanti, che ha portato ad un aumento delle vendite del 18,8% tra gennaio e settembre. Apprezzabili i risultati del turismo, con un incremento dei flussi del 4,2% nei primi nove mesi dell’anno, seppure a un ritmo inferiore rispetto al 2023, e una ripresa delle presenze dall’estero.
Segnali di espansione dell’attività sono emersi anche nel comparto dei trasporti. Più dei due terzi delle imprese dell’industria e dei servizi ha previsto un risultato positivo di gestione nel 2024, una quota solo in lieve flessione rispetto all’anno precedente. La liquidità continua ad attestarsi su livelli storicamente elevati ed è giudicata, dalle imprese, «più che sufficiente alle esigenze operative».
MENO OCCUPATI. Rallenta il mercato del lavoro. Nella prima parte dell’anno, dopo la crescita significativa del 2023, l’industria ha subìto una brusca frenata.
Si è registrato un aumento del numero di occupati solo nel turismo e nella ristorazione che, dopo il periodo buio del Covid, ha ripreso a correre facendo segnare un 12,7% in più di occupati nella media del semestre. L'accesso al credito resta uno scoglio importante: i prestiti alle imprese abruzzesi sono scesi ulteriormente con le banche che hanno stretto i cordoni portando i prestiti ad un -4,1 rispetto al 2023. Un dato che riflette anche la debolezza della domanda di finanziamenti, frenata dal costo del credito e dalle minori esigenze di liquidità.
Le condizioni di offerta praticate dalle banche sono rimaste, nel complesso, stabili. I prestiti alle famiglie hanno continuato a crescere, nella componente del credito al consumo, mentre le erogazioni di mutui, in flessione rispetto al 2023, hanno fatto registrare una ripresa nel secondo trimestre, in corrispondenza con la diminuzione dei tassi di interesse. La qualità degli affidamenti è lievemente peggiorata per le imprese, in particolare nel comparto manifatturiero e nelle costruzioni. I depositi bancari, soprattutto quelli delle imprese, sono cresciuti del 3,8%. Nel portafoglio finanziario delle famiglie è ulteriormente aumentata l’incidenza del valore dei titoli di Stato, a scapito dei depositi bancari. Per quanto riguarda le prospettive future dell’economia regionale, «tutto dipenderà», conclude Ortolani, «da come si modificherà il quadro degli equilibri geopolitici».
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