Abruzzo, da trabocchi a mega ristoranti di lusso 

I simboli del turismo sono finiti sott’inchiesta, ma una legge regionale darà il via libera a strutture di 260 metri quadrati

PESCARA. Da piccole, antiche e suggestive strutture rigorosamente in legno per pescare con le reti a bilancia a ristoranti grandi come un attico di lusso sul mare. Cioè duecento metri quadrati di superficie destinata ai clienti, più altri sessanta mq per cucina e bagni. E la capacità di accogliere fino a ottanta persone. Ecco, in sintesi, la nuova legge che il governo regionale di centrodestra si prepara a fare approvare per sanare i trabocchi della costa teatina diventati un simbolo turistico dell’Abruzzo ma finiti nel mirino della magistratura.
«Allarme trabocchi: non possono riaprire». Così ha titolato il Centro poco prima di Pasqua. Sono più di trenta e attirano migliaia di turisti, ma una mega indagine ha dato, per ora, lo stop alla riapertura dei ristoranti anche se nessuno resiste al fascino dei trabocchi d’Abruzzo, e cenare o pranzare sul mare attira migliaia di turisti sulla costa sud della regione con prenotazioni che sfiorano i due mesi di attesa. Ma dal 2 marzo scorso i trabocchi, che avrebbero potuto già riaprire i ristoranti sospesi sul mare, sono chiusi. Almeno così dovrebbe essere sulla carta. Le trenta strutture che caratterizzano la costa da Ortona fino a Vasto, passando per San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia e Torino di Sangro, facendola diventare unica nel suo genere, non potrebbero più accogliere clienti, dopo essere finiti al centro di un’indagine a tappeto della capitaneria di porto di Ortona per presunte difformità edilizie rispetto ai progetti originari.


Tutto è partito da un circostanziato esposto inviato alla procura di Lanciano che ha innescato una serie di verifiche sul posto. Ma nel frattempo nessun ufficio tecnico dei Comuni interessati ha rilasciato le autorizzazioni per riattivare i ristoranti. Si tratta di permessi concessi sulla base di autocertificazioni dei proprietari che, a proprie spese, fanno eseguire le prove di carico da tecnici di fiducia, tenendo presente che, per legge, il trabocco adibita alla ristorazione deve sopportare carichi di almeno 300 chili per metro quadrato. Le relazioni vengono quindi inviate ai Comuni che rilasciano le autorizzazioni che però quest’anno sono congelate, compromettendo una fiorente stagione che vede i trabocchi come un marchio abruzzese capace di attirare ondate di turisti. Così, prima di Pasqua, è scattata la corsa contro il tempo per approvare o modificare una legge che, quando nel 1994 venne concepita, non prevedeva un flusso turistico così alto. Un flusso che ha spinto i proprietari ad ampliare gli spazi e ad aumentare il numero dei tavolini per pranzare o cenare, violando le norme sulla sicurezza e urbanistiche e i vincoli paesaggistici. Ma è spuntata una soluzione. Più che una nuova legge è un emendamento, preparato dal settore regionale Demanio di competenza dell’assessore Nicola Campitelli, che modifica la legge 93 del 1994, già aggiornata una prima volta nel 2001 e la seconda nel 2009, con quattro passaggi. Quello chiave è il “comma 2-ter” che farà certamente discutere perché, testualmente, stabilisce che: «La parte di struttura componente il “trabucco” destinata a ristorazione aperta al pubblico non può eccedere la superficie di mq 200 e la parte di struttura destinata a servizi accessori connessi con la ristorazione (cucina e servizi) non può eccedere la superficie di mq 60. Le predette attività potranno essere svolte con un’accoglienza massima di 80 persone, tra ospiti e personale». È un super attico sul mare.