FINE VITA

Abruzzo diviso sull’eutanasia: «Ma rispetto per dj Fabo»

Contraria la sottosegretaria Federica Chiavaroli: non esiste il diritto a decidere sulla propria esistenza. Alessandrini: va rispettata sempre la dignità delle persone, è una garanzia di civiltà

PESCARA. Politici divisi, tra favorevoli e contrari, sul testamento biologico, ma uniti nel rispetto della scelta di dj Fabo - al secolo Fabiano Antoniani - tetraplegico e cieco, in seguito ad un incidente stradale, di andare a morire, come è accaduto ieri, in una clinica svizzera, attraverso la pratica del suicidio assistito. Gianni Melilla, di Sinistra italiana, non ha dubbi da che parte stare. «Io fui sensibilmente colpito da Lucio Magri», racconta riferendosi all'ex deputato comunista che nel 2011 decise, come dj Fabo, di porre fine alla sua vita in Svizzera, «il quale, al culmine della depressione, si fece accompagnare in clinica da Rossana Rossanda. Sull'argomento ho letto tanto», continua l'esponente di Si, «e dico di essere favorevole al testamento biologico, il quale dispone per la piena libertà. E che io ritengo giusto quando si è di fronte a casi in cui non c'è più nessuna alternativa al dolore. Non è un attacco alla vita. Anzi, è il suo contrario».

Per Gianluca Vacca, deputato del Movimento 5 Stelle, «il discorso è semplice. Nel programma del movimento», dice, «non c'era l'ipotesi che valutava il fine vita, ma abbiamo sottoposto al voto sia il testamento biologico, sia l'eutanasia, e il 90 per cento si è espresso per il sì. Pertanto», ha annunciato, «noi siamo disposti al confronto parlamentare».

Un altro sì al testamento biologico arriva da Vittoria D'Incecco, deputata del Pd. «Abbiamo finito la discussione in commissione Affari sociali, in cui si è prevista non l'eutanasia, ma la possibilità di dichiarare», specifica la deputata, «se la patologia non sia più reversibile. Di qui la scelta di adottare o no la terapia». Idem per il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, del Pd. «In salute o in malattia», osserva il primo cittadino, «la dignità delle persone è un diritto. E se non è del tutto riconosciuto, insieme dobbiamo lavorare perché lo diventi: i diritti d'altronde sono tali per tutti, e il loro riconoscimento», fa notare, «è sempre una garanzia di civiltà. Al di là di ogni convinzione, credo che la scelta di dj Fabo sia stata una scelta terribilmente personale; non sta a noi giudicarla. Il suo dolore e quello delle persone che lo hanno amato, va rispettato».

Contrario è invece Fabrizio Di Stefano, senatore di Forza Italia. «La scelta di dj Fabo è comprensibile», sottolinea subito, «poiché un uomo è libero di decidere come vuole. Quindi, non condanno l'atto. Ma non c'è un diritto alla morte, ma un diritto alla vita. Io prego per lui», prosegue Di Stefano, «ma lo Stato non può dare la morte. E poi, chi stabilisce quale sia il limite per fissare quando una vita sia degna di essere vissuta? E come stabilire quando lo Stato possa ad essa mettere fine? È una scelta di coscienza ed etica», riflette Di Stefano, «e ognuno deve rispondere ai propri sentimenti etici e religiosi. Quindi, io, conseguentemente, per motivi religiosi, non sono favorevole alla proposta parlamentare così com'è stata impostata. E ritengo assurdo, così ho letto da qualche agenzia di stampa, che il governo, su questa questione, possa porre la fiducia».

«La notizia mi riempie di dolore», rileva subito Federica Chiavaroli, Ncd, sottosegretario alla Giustizia, «e penso che la vita non sia nostra e che quindi non possa essere che esista il diritto che qualcuno la tolga. La vita è sempre degna di essere vissuta», rimarca ancora Chiavaroli, «e compito dello Stato deve essere quello di rendere la vita la migliore possibile. Quindi sono contraria al testamento biologico». Per Giulio Sottanelli, deputato di Sc-Ala, «bisogna che in questi casi ci sia coscienza, conoscenza e lucidità. Poi bisogna rispettare le volontà», continua, «e io sono liberale per natura. L'importante è che ci sia un responso medico, in questi casi, che con certezza stabilisca che non ci sia più possibilità di un miglioramento del paziente». Per Stefania Pezzopane, senatrice del Pd, firmataria della legge sul testamento biologico, «in queste decisioni, come quella di dj Fabo, c'è un dolore senza confine, ci si arriva con tormento. Però occorre una legge sul testamento biologico, e in questo ci vuole cuore, più che fare la morale agli altri».

Riccardo Chiavaroli, neo segretario del movimento La Marianna, «La vergogna è che da anni non si affronta il tema dell’eutanasia. Io ho firmato ormai anni fa la proposta di legge per la quale con Mina Welby abbiamo raccolto 50mila firme. Questa proposta di legge, insieme alle altre 15 presentate, è ancora lettera morta».

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