Abruzzo più vecchio e con meno residenti

In un anno il saldo morti e nascite è stato di meno 5 mila. Pescara la provincia con il tasso di natalità più alto. Ci salvano gli stranieri: nel 2016 madre straniera per un nato su cinque

L'AQUILA. Con un'età media di 44,9 anni (due in più rispetto al 2007) la popolazione italiana è sempre più “vecchia”. Ma se l’Italia piange l’Abruzzo non ride. Anzi, a leggere i dati dell’istituto di statistica Istat, l’andamento demografico regionale si attesta su livelli addirittura peggiori di quelli nazionali. Rispetto alla media nazionale (stima per mille abitanti) l’Abruzzo è una delle regioni che più si discosta verso il basso, una percentuale addolcita soltanto dal saldo migratorio estero. A una popolazione iniziale di 1 milione 326 mila 500 persone nel 2015 si arriva a 1 milione 321mila 700 abitanti na fine 2016. Cinquemila in meno. Risultato del saldo naturale tra il numero dei nati vivi e quello dei morti che si attesta al -4,4%, al quale va aggiunto il saldo migratorio, cioè la differenza tra chi si stabilisce in Abruzzo e chi dall’Abruzzo parte verso l’estero o verso altre regioni.

Per quanto riguarda il tasso di variazione, la popolazione abruzzese scende del 3,6%, e cioè più del doppio della media nazionale del -1,4% nel 2016. Un dato che fa il paio con la mortalità. Il tasso di natalità abruzzese (il rapporto tra le nascite e la popolazione media) per mille abitanti era, nel 2015, pari a 7,7 (8 per l'Italia), dato che scende a 7,6 nel 2016 (7,8 in Italia). Quanto alla riduzione di mortalità, del 2016 interessa tutte le regioni. Sulla base del tasso generico, le regioni a più forte mortalità sono quelle con una popolazione strutturalmente più vecchia, ossia Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e tutte le regioni dell'Appennino centrale, quindi anche l'Abruzzo. Nel 2016 l'Italia ha un tasso generico di mortalità pari a 10 (era di 10,7 nel 2015) e quello standardizzato di 8,1 rispetto all'8,0 dell'anno precedente. In questo contesto l'Abruzzo conta un tasso generico superiore a quello nazionale, pari a 10,9 per il 2016 (rispetto all'11,6 del 2015).

LE PROVINCE. Si attestano all'incirca sullo stesso livello tre province abruzzesi su quattro, dove soltanto Pescara si allontana positivamente dalla media sia regionale sia nazionale. Il tasso di natalità di Chieti è stato di 7,4 nel 2015 rispetto al 7,7 del 2014, mentre la mortalità sale da 11 nel 2014 a 12 nel 2015. Il tasso di natalità dell'Aquila nel 2014 è stato di 7,7, salito a 7,8 l'anno successivo, con una mortalità che si è attestata intorno a 11,5 nel 2014 ed è salita a 11,9 nel 2015. A Teramo il tasso di natalità si è attestato a 8 due anni fa e sceso a 7,7 nel 2015, mentre la mortalità da 10,2 di due anni fa è salita a 11,3 nel 2015. Pescara è la provincia con i dati migliori su entrambi i fronti: nel 2014 ha avuto la natalità più alta (8,3), poi scesa a 7,9 l'anno successivo, mentre la mortalità è stata di 10,4 nel 2014 e di 11 nel 2015.

Il DATO NAZIONALE L'Italia è, al 1° gennaio, un Paese di 60milioni e 579mila residenti, 86mila in meno rispetto al 2016. Si fanno meno figli, e infatti il livello minimo delle nascite del 2015 (486mila), è superato da quello del 2016 con 474mila nascite. E menomale che ci sono i migranti ad alzare un po' l'asticella della popolazione assoluta: un nato su cinque ha una madre straniera, dato che si traduce nel 19,4% dei bambini nato da madre straniera nel 2016, una quota identica a quella del 2015 (mentre l'80,6% ha una madre italiana).

Nel 2016 il saldo naturale tra nascite e decessi, negativo per 134mila unità, e quello migratorio con l'estero, positivo per 135mila, si equivalgono, mentre le ordinarie operazioni di assestamento e revisione delle anagrafi comportano un saldo negativo di 87mila unità.

Sotto il profilo dell'incremento, assoluto e relativo, che ha subìto nel medesimo periodo la popolazione in età anziana, gli individui di 65 anni e più superano i 13,5 milioni e rappresentano il 22,3% della popolazione totale (11,7 milioni nel 2007, pari al 20,1%). Ma sono anche 4,1 milioni le persone con più di 80 anni (6,8%), 727mila ultranovantenni (1,25) e 17mila ultracentenari, in calo rispetto ai 19mila del 2015. Per fortuna lLa speranza di vita sale a 80,6 anni per gli uomini e 85,1 per le donne, con valori massimi nel Nordest e minimi nel Sud, dove la media è 79,9 anni per gli uomini e 84,4 per le donne.

©RIPRODUZIONE RISERVATA