Abruzzo, quando "Bella ciao" diventa marcia nuziale

Tante le iniziative per la festa di Liberazione. Una data, quella del 25 aprile del 1945, che segna l’inizio di una nuova storia nazionale del nostro Paese

CHIETI. Così “Bella Ciao” è diventata la loro marcia nuziale. E non poteva essere altrimenti visto che Giuseppe Visco, ex coordinatore di Sel e Virginia Marrone, candidata consigliera della lista di Sel, hanno deciso di sposarsi il 25 aprile, il giorno della Liberazione. Dopo la celebrazione ieri mattina al teatro Marrucino, officiata dall’ex sindaco Francesco Ricci, i neo sposi hanno salutato gli amici al Gran caffè Vittoria dove sono stati accolti proprio con  Bella Ciao, cantata a squarciagola dagli ospiti. E’ questa, tra le tante iniziative per la liberazione in Abruzzo, una delle più curiose.

Chieti, 25 aprile: quando Bella Ciao diventa marcia nuziale
E “Bella Ciao” è diventata la loro marcia nuziale. E non poteva essere altrimenti visto che Giuseppe Visco, ex coordinatore di Sel e Virginia Marrone, candidata consigliera della lista di Sel, hanno deciso di sposarsi il 25 aprile, il giorno della Liberazione. Dopo la celebrazione ieri mattina al teatro Marrucino, officiata dall’ex sindaco Francesco Ricci, i neo sposi hanno salutato gli amici al Gran caffè Vittoria dove sono stati accolti proprio con Bella Ciao, cantata a squarciagola dagli ospiti. (video Elleci)

Una data, quella del 25 aprile del 1945, che segna l’inizio di una nuova storia nazionale del nostro Paese: la storia del secondo Novecento. Una data giustamente esaltata, talvolta divisiva in un Paese che ha sempre fatto fatica a ritrovare la sua unità. Una giornata accompagnata spesso anche da polemiche. In verità, la guerra proseguì fino agli inizi di maggio del 1945. Ma, quattro anni più tardi, con la Legge 260 del maggio 1949, il 25 aprile del 1945 fu scelto formalmente per festeggiare il giorno della Liberazione da parte dei partigiani. Una guerra che aveva fortemente provato la popolazione: la morte, il terrore dei bombardamenti, le sirene d’allarme, l’attesa dentro i rifugi. E poi la fame, il freddo, la carenza di medicine. Tutti fattori unificanti. La fine del conflitto restituì un Paese in ginocchio ma compatto nel rifiuto della guerra. C’era voglia di pace e di democrazia. Come dimostrano i fatti che seguirono quegli anni: dopo il ventennio di dittatura fascista, il 2 giugno 1946, si svolse il referendum per scegliere quale forma di governo dare al paese: Monarchia o Repubblica. Vinse la seconda. All’Assemblea costituente il compito di scrivere la nuova Costituzione. Fu approvata il 22 dicembre del 1947. Entrò in vigore il primo gennaio del 1948.

In Abruzzo, i settant'anni trascorsi dalla fine della guerra e dalla liberazione dal nazifascismo sono stati ricordati Taranta, Torricella Peligna e Gessopalena in una lunga manifestazione che la Fondazione  Brigata Majella ha chiamato "Buon Compleanno Democrazia". La giornata ha avuto inizio al Sacrario di guerra della formazione partigiana con la deposizione di una corona dopo la sfilata di un picchetto d'onore, cui è seguita la lettura di un messaggio della presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. Iniziative in tutte le città principali.