Aca, 490mila euro per il call center

Acerbo svela le spese dell'azienda: i soldi anche per pagare servizi esterni

PESCARA. Mentre l'Ato si prepara ad aumentare del 10 per cento le tariffe dell'acqua, escono fuori le spese allegre sostenute dall'Aca, il braccio operativo dell'ente d'ambito. Ieri Rifondazione comunista ha rivelato che l'azienda, che gestisce le reti idriche di 64 Comuni di tre province abruzzesi, paga ben 490mila euro all'anno per un call center e un presunto sistema di telerilevamento.

L'Aca spenderebbe, inoltre, 9 milioni di euro per il personale che conta 194 dipendenti. Fra questi, figura anche il segretario provinciale del Pd, nonché consigliere provinciale Antonio Castricone, figlio del sindaco di Popoli Emidio Castricone, componente dell'Ato. Castricone, entrato con una borsa, è stato assunto in pianta stabile nel 2003 nell'ufficio legale. Ma non è finita qui. Sempre in base ai dati forniti da Rifondazione, l'azienda idrica spenderebbe 4 milioni per il funzionamento di alcuni servizi affidati all'esterno.  Per questo Rifondazione insiste sul taglio delle spese.

«Prima di decidere l'aumento, si proceda a una riduzione dei costi dell'Aca», ha affermato il consigliere regionale Maurizio Acerbo, «non si possono spendere centinaia di migliaia di euro per un call center». «A rispondere al centralino potrebbero metterci Castricone», ha detto ironicamente.

Rifondazione ha annunciato che continuerà la sua battaglia per bloccare gli aumenti dell'acqua, già peraltro ridotti dal 30 al 10 per cento nella proposta presentata dal comitato ristretto dei sindaci. Il segretario regionale Marco Fars ha espresso soddisfazione per il fatto che l'assemblea dei sindaci dell'Ato, giovedì scorso, non sia riuscita ad approvare l'incremento del 10 per cento delle tariffe per la mancanza di un voto favorevole. Ma il 2 luglio la proposta di aumento tornerà all'esame dell'assemblea.

«Torniamo a chiedere», ha fatto presente il sindaco di Tocco da Casauria Riziero Zaccagnini, anche lui di Rifondazione, «l'immediata convocazione dell'assemblea dei soci dell'Aca per risanare i costi eccessivi di gestione, senza aumentare le tariffe». «La maggior parte dei sindaci», ha aggiunto Acerbo, «non ha voluto mettere mano ai conti dell'Aca, perché si preferisce far pagare il costo degli sprechi e del clientelismo ai cittadini».  Il consigliere regionale ha poi puntato il dito contro il sindaco di Pianella Giorgio D'Ambrosio, ex presidente dell'Ato. «Invece di dimettersi da tutte le cariche pubbliche», ha sottolineato, «propone che gli investimenti vengano destinati prioritariamente ai Comuni guidati dai sindaci che dicono sì all'aumento dell'acqua».

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