Acqua, aumenti del 10%

I sindaci chiedono di ridurre la stangata. Acerbo boccia la proposta

PESCARA. Le tariffe dell'acqua potrebbero aumentare del 10 per cento e non più del 30, come previsto inizialmente. E' questa la proposta che il comitato ristretto dei sindaci, azionisti dell'Ato, presenterà oggi ai sindacati e, giovedì prossimo, all'assemblea dell'ente d'ambito.

Ma Rifondazione comunista e le associazioni, che hanno dato vita, due settimane fa, alla protesta contro la stangata davanti alla sede dell'Ato (nella foto), non sono ancora soddisfatti.

«La commissione ristretta dei sindaci», hanno scritto ieri, in una nota, il consigliere regionale di Rifondazione Maurizio Acerbo e i segretari provinciale e regionale del partito, Corrado Di Sante e Marco Fars, «pare abbia partorito un'ipotesi di rimodulazione dell'aumento tariffario meno gravosa di quella inizialmente proposta». «Dalle notizie in nostro possesso», hanno proseguito, «domani (oggi, ndr), all'incontro con i sindacati e associazioni che si svolgerà alle 17,30, nella sala giunta del Comune, sarà proposto un aumento più contenuto di circa il 10 per cento». A loro dire, la tariffa media dovrebbe raggiungere 1,23 euro per metro cubo, a fronte della proposta iniziale di 1,31 euro.

«Tale risultato», hanno spiegato Acerbo, Di Sante e Fars, «verrebbe conseguito riducendo la previsione degli investimenti per l'anno in corso e prevedendo una minimale riduzione degli spropositati costi operativi dell'Aca di appena l'uno per cento annuo». «Un'altra parte delle risorse», hanno sottolineato, «verrebbe reperita facendo pagare di più l'acqua ai Comuni dell'Ato che non hanno conferito il servizio all'Aca, come Chieti e Manoppello. Una scelta che ricadrebbe sulle bollette dei residenti di quei Comuni». La proposta dei sindaci prevederebbe, inoltre, l'istituzione di un fondo per l'esenzione e la riduzione delle bollette per le fasce più deboli.

Il giudizio di Rifondazione resta comunque negativo. «Questa riduzione la consideriamo un primo passo in avanti», hanno osservato, «ma si tratta di una proposta insufficiente e non accettabile. In primo luogo, perché non affronta il tema del risanamento e della riduzione dei costi operativi del gestore Aca. E' assurdo spendere mezzo milione di euro per un call center, quando c'è un surplus di dipendenti che si girano i pollici e versare superminimi extracontrattuali e discrezionali, anche di 500 euro mensili, ai dipendenti».

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