Pescara

Addio Simona, il dolore del padre: «Forse ora sarai vicino alla tua amata mamma». Indagato l’amico alla guida del Doblò

10 Agosto 2025

La 26enne di Popoli, campionessa di balli caraibici, non ce l’ha fatta: era rimasta gravemente ferita nell’incidente di ritorno da un’esibizione a Roseto

PESCARA. La chiamavano la Queen perché dove arrivava lei arrivava l’energia, quella che Simona metteva in tutto. Ma stavolta la sua passione, il suo attaccamento alla vita non sono bastati: Simona Sulejmani, 26 anni, campionessa italiana di balli caraibici, è morta ieri all’ospedale di Pescara, dopo tre giorni nel reparto di Rianimazione. La giovane, originaria di Popoli Terme e residente a Francavilla, dove lavorava da un annetto nell’agenzia immobiliare Tecnocasa di viale Alcione, nella notte tra martedì e mercoledì stava tornando da Roseto dopo aveva partecipato a un’esibizione con la Silver Dance di Chieti. Mancava poco per arrivare a casa, erano circa le 2.30 quando sulla A14, all’altezza di Montesilvano, il Fiat Doblò su cui viaggiava a fianco del conducente, suo compagno di ballo, ha tamponato violentemente un camion, ribaltandosi e finendo sotto il mezzo pesante.

Uno schianto tremendo. I vigili del fuoco hanno faticato per estrarre dalle lamiere Simona. In gravissime condizioni, dopo che i sanitari del 118 l’hanno rianimata sul posto, la giovane è stata trasportata all’ospedale di Pescara, dove è stata ricoverata in prognosi riservata. Ferite meno gravi per il conducente, 21enne di Chieti, soccorso in stato di choc. E ieri è arrivata la fine per Simona, «solare, carismatica, sempre con un obiettivo da centrare», racconta chi oggi la piange, che solo la scorsa settimana era stata in Spagna in vacanza, come raccontano le foto sul suo profilo social e come diceva ieri, tra le lacrime, il papà Jimmy: «Solo qualche giorno fa si stava divertendo, ora è in una bara».

Una tragedia sulla quale la Procura ha aperto un fascicolo indagando, come atto dovuto, il conducente. Per lui, ora che Simona è morta, il reato ipotizzato è quello di omicidio stradale, in attesa degli ulteriori accertamenti per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente e relative responsabilità. Intanto, da quanto emerge, si procederà con una perizia finalizzata a esaminare le condizioni del manto stradale, lo stato dei mezzi coinvolti nello schianto e, da qui, anche la velocità con la quale viaggiava il Doblò che dai primi accertamenti della polizia stradale ha tamponato il mezzo pesante.

Ma intanto, dopo tre giorni di preghiere e speranze, da ieri ci sono solo lacrime tra i familiari e gli amici di Simona. A dare il via ai centinaia di messaggi di cordoglio è stato quello del papà che su Facebook ha raccontato tutto il suo dolore, e la grande tenerezza per la figlia che una decina di anni fa aveva perso la mamma. «Simona mia te ne sei andata dopo più di tre giorni di combattimenti a mani nude contro un carro armato. Hai sofferto tanto in questa vita e a soli 26 anni te ne sei andata e non è giusto». E ancora: «Si vede che al grande Dio mancava una stella come te, l’ha strappata a me lasciando un vuoto enorme e incolmabile non solo in me, ma in tutta Popoli». Poi il ringraziamento al sindaco Dino Santoro (stamani all’avvio della Cronoscalata si osserverà un minuto di silenzio per Simona) e a tutti i concittadini per la vicinanza di questi giorni e infine: «Forse ora sarai vicino alla tua amata mamma. Il tuo viso, la tua voce, la tua grinta e determinazione mancheranno a tutti».

Lo ripete anche Tosca Di Girolamo, presidente della Silver dance di Chieti e maestra di Simona, che martedì sera era stata a Roseto con lei e con le altre per quell’esibizione al femminile: «Era un uragano di vitalità, di gioia, una roccia, era unica. La chiamavamo la Queen perché portava passione e bellezza ovunque, nella vita e sul palco». E l’insegnante racconta il talento di Simona: «L’8 giugno ha vinto il campionato italiano di salsa e bachata in assolo, il ballo era la sua passione, aveva iniziato a Popoli, poi dopo il Covid l’aveva ripreso a Chieti da noi, mentre frequentava l’università. Si era laureata in Criminologia, da un annetto aveva un lavoro a Francavilla, dove si era trasferita. A 26 anni aveva già centrato tanti obiettivi». E ora il funerale, non prima dell’autopsia.

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