Agricoltura addio alla terra, sempre più pensionati nei campi

Sono la spina dorsale dell’agricoltura abruzzese: sotto i 40 anni solo il 10% dei lavoratori del settore

CHIETI. I pensionati sono la spina dorsale dell’agricoltura abruzzese. E non solo. Secondo l’ultimo Censimento dell'agricoltura 2010, il 16,7% dei capi azienda ha oltre i 75 anni, mentre ben il 50% ne ha più di 60. Parallelamente i capi azienda che vengono definiti “giovani agricoltori”, ossia quelli sotto i 40 anni, sono meno del 10%. Senza una nuova e consistente iniezione di nuovi imprenditori agricoli, al prossimo censimento dell'agricoltura 2020 ci ritroveremo con un tasso di anziani ancora più elevato, con una accelerazione della tendenza registrata nelle ultime 4 decadi in Italia: diminuzione dei terreni coltivati (ma per ora non in Abruzzo dove l’aumento è stato del 5,2% tra il 2000 e il 2010), diminuzione degli imprenditori agricoli/aziende e aumento conseguente della maglia poderale media.

Una contraddizione, il blocco generazionale, in un settore che non conosce crisi e che presenta in questi ultimi anni un interessante ritorno alla terra da parte di molti giovani.

D’Altra parte l’agricoltura è l’unico settore in Abruzzo ad aver aumentato il proprio fatturato tra il 2007 e il 2015, passando da 444 milioni a 623 milioni (dati Cresa), con un aumento sensibile delle esportazioni. Numeri in controtendenza rispetto all’industria e ai servizi che presentano il segno meno.

Sul ruolo sociale dei pensionati agricoli (di presidio del territorio, e soprattutto delle aree interne, sia di salvaguardia della famiglia), sulla tutela della categoria, sulle pensioni più eque e assistenza socio-sanitaria da potenziare si è parlato sabato alla Masseria di Atessa alla prima festa dei pensionati di Cia Chieti Pescara intitolata “Piano sociale regionale e legge di stabilità 2017: le novità sulle pensioni”. Erano in 400 all'appuntamento. Al tavolo dei relatori il presidente Anp Cia (associazione nazionale pensionati) Chieti Pescara, Valterio Paolucci, il presidente di Cia Chieti Pescara Nicola Antonio Sichetti, il direttore Alfonso Ottaviano, l'assessore regionale alle Politiche sociali Marinella Sclocco, il direttore dell'Inps di Chieti Alessandro Romano, il presidente nazionale Anp, Vincenzo Brocco, e i presidenti regionale e provinciale Dino Bruno e Giovanni Rosa.

«La Confederazione italiana degli agricoltori», ha spiegato il presidente Cia Paolucci, «da tempo si sta battendo a favore della categoria che vede pensionati che a differenza degli altri continuano a lavorare. E non capisco se lo fanno per passione o perché hanno bisogno di arrotondare la pensione; anche se, a mio avviso, stare alla guida di un trattore ad età avanzata, diventa pericoloso». Per questo Cia pone l'attenzione soprattutto la necessità di garantire pensioni più eque, «per non ritrovarsi in futuro con agricoltori di prima fascia che potrebbero andare a percepire 297 euro al mese. Una pensione a dir poco da fame e assolutamente insostenibile: un tema su cui si sta lavorando anche a livello nazionale», ha aggiunto Paolucci.

Il direttore dell'Inps di Chieti Romano si è soffermato invece sulle novità delle pensioni, a cominciare dall'incremento dell'età di pensionamento (che per le lavoratrici dipendenti è di 65 anni e 7 mesi, per le lavoratrici autonome è di 66 anni e 1 mese e per i lavoratori dipendenti e autonomi è di 66 anni e 7 mesi), per continuare con il famoso Ape, l'anticipo pensionistico che consiste in un prestito da restituire nell'arco di 20 anni a cui si potrà accedere, in via sperimentale, dal 2017. Romano si è soffermato anche sull'Ape sociale che è una prestazione sociale erogata dallo Stato che non va restituita con la pensione. Ma purtroppo i lavoratori agricoli, nonostante la fatica spesa sui campi, non sono considerati appartenenti alla categoria di lavoro usurante, rischioso o difficoltoso, che ha diritto all'Ape sociale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA