coldiretti scrive alla regione

Allevatori in ginocchio: «Danni e tanto dolore»

L'AQUILA. Per un allevatore le sue bestie non sono solo animali da cui trarre reddito. Le mucche e le mule hanno nomi dolci e antichi, come Passeggera, o Ballerina. Le pecore hanno ciascuna una...

L'AQUILA. Per un allevatore le sue bestie non sono solo animali da cui trarre reddito. Le mucche e le mule hanno nomi dolci e antichi, come Passeggera, o Ballerina. Le pecore hanno ciascuna una caratteristica che le contraddistingue e le rende riconoscibili. Per centinaia di allevatori di tutto l'Abruzzo, dall'Aquila a Pescara, le bestie intrappolate nelle stalle semicrollate per la neve e per le scosse di mercoledì, sono un pezzo di cuore da salvare. Sono migliaia i capi di allevamento che stanno soffrendo, dispersi nella neve e a temperature di molto sotto lo zero, senza foraggi e senz'acqua a Campotosto, Castel del Monte, Santa Lucia, Ofena, Campli, Atri, Montorio al Vomano, Penne, Portinata, dove ad esempio Giuseppe Antonelli ha dovuto abbattere 4 capi, altri 10 sono morti. E decine di altri paesi ancora. Una catastrofe per tanti allevatori, un colpo alla piccola economia agricola e pastorale locale. E vedi i pastori sfidare il freddo e il tramonto per cercare di raggiungere un cavallo disperso o delle mucche impaurite. Come a Campotosto, dove la giovane allevatrice Francesca Leli si è ritrovata la stalla ricoperta di neve e soltanto grazie all'aiuto di un gruppo di volontari è riuscita a salvare il suo splendido cavallo Navar e a scaricare dalla neve i tetti delle stalle.

Ma non tutte le storie di animali sono a lieto fine. E alla fine, anche per quelli che si sono salvati, si dovranno contare i danni che si aggirano intorno a centinaia di migliaia di euro e che si sommano alle tante difficoltà che il settore vive negli ultimi anni. Emanuela Ripani, pastora di Pietracamela e presidente della Coldiretti di Teramo, da un lato si sente tra i fortunati: lei ha scelto la transumanza per le sue pecore e quando l'ondata abnorme di neve è arrivata non le ha sorprese in stalla, essendosi spinte sino al mare. Emanuela ha comunque perso una stalla a Montorio, crollata sopra ai mezzi dell'azienda agricola: un destino comune a decine di piccoli allevatori. «Per ripristinare una stalla servono anche oltre 50mila euro, stesso costo ha un trattore», spiega, un costo spesso eccessivo da sostenere. Impossibile in molti casi procedere con le mungiture, per la difficoltà a raggiungere gli animali intrappolati dalla neve o lontani dalle stalle, o perché hanno perso il latte a causa del freddo. «E se perdi il latte devi aspettare dei mesi prima di tornare a mungere», spiega, «perché c'è un ciclo naturale da rispettare, con la nascita dei vitelli e degli agnelli». Perdere il latte significa anche non avere più i prodotti da trasformare in formaggio e da vendere. E' convinto che, senza aiuti non ce la farà a rialzarsi Giancluca D'Angelo, allevatore di Campli da tre generazioni. Il suo fienile è crollato sotto il peso della neve e delle scosse, anche il ricovero per le sue 100 mucche è crollato e per ricostruirlo ci vorranno 100mila euro. Soltanto il suo fiuto da pastore gli ha fatto capire, la sera prima, che quel ricovero, per quanto moderno e ben fatto, stesse per cedere. E così ha deciso di lasciare le mucche nell'ambiente destinato all'alimentazione. «Non riesco a mungere le mucche», racconta preoccupato, «e ho paura che si ammalino; ho già perso il 50% del latte». Intanto la politica e le istituzioni muovono i primi passi. Un primo documento è stato inviato da Coldiretti Abruzzo all’assessore regionale all'Agricoltura Dino Pepe, che ne ha riportato il contenuto al ministro Maurizio Martina.