PESCARA / CASI IN AUMENTO

Alzheimer, tremila malati: famiglie lasciate sole 

Dal convegno organizzato da Spi-Cgil, l’appello alla Regione. Castellucci: «Servono più centri diurni per l’assistenza»

PESCARA. Sono oltre 15mila i malati di Alzheimer in Abruzzo, di cui 3mila a Pescara. Undici e mezzo ogni mille abitanti. Numeri che «collocano la regione ai primi posti della classifica nazionale, ma non esistono centri pubblici diurni di assistenza ai pazienti e di sollievo per le famiglie che si sobbarcano pesi enormi, in termini di costi e sacrifici, quando tengono il familiare malato in casa».

Paolo Castellucci, Spi-Cgil Pescara

E’ IL GRIDO D’ALLARME lanciato da Paolo Castellucci, segretario Spi-Cgil Pescara, che dall’auditorium Petruzzi ha presieduto il convegno “Alzheimer, l’invisibile: disagi e solitudine delle persone malate e delle loro famiglie” che ha fatto il punto sulle problematiche relative ad una patologia degenerativa che non è curabile. I pazienti però vivono a lungo, anche più di decina di anni dall’insorgere della malattia neurodegenerativa, in genere dopo i 60 anni ma ci sono casi anche tra i quarantenni. E le famiglie si trovano all’improvviso ad affrontare drammi quotidiani e sacrifici immani.
DONNE PENALIZZATE. «Sono le donne più penalizzate» rivela Castellucci, «spesso costrette ad abbandonare il lavoro, i propri interessi e le relazioni sociali per dedicarsi completamente alla persona malata che non può essere mai lasciata sola. E sono, di riflesso, le stesse donne le più esposte alle malattie di carattere psicofisico proprio perché sottoposte a carichi di stress indicibili».
URGONO CENTRI. Di qui l’esigenza di «creare strutture adeguate come ce ne sono in altre regioni, per esempio a San Benedetto, a gestione pubblica con protocolli di Asl, Regione e Comune, che diano respiro ai familiari e assistenza riabilitativa e farmacologica ai pazienti. A Pescara non ci sono centri qualificati, se non strutture a base volontaria che però non garantiscono i servizi necessari e svolgono attività limitate. E l’assistenza domiciliare dell’Adi, seppur lodevole, non basta a garantire la copertura delle ore necessarie ad espletare tutti i servizi. Per tale ragione all’assessore regionale Nicoletta Verì abbiamo chiesto anche l’aumento delle ore di assistenza oltre a sensibilizzarla sull’apertura di centri diurni, anche dalle 9 alle 18, finanziati da Asl, Regione Comune, che consentirebbero alle famiglie di poter continuare le attività professionali per gran parte della giornata, mentre i malati proseguono cure, terapie, attività motoria e riabilitativa». Nell'anziano, rappresenta la più comune forma di demenza, intesa come una progressiva perdita delle funzioni cognitive. Il morbo influisce sulle capacità di una persona di portare a termine le più semplici attività quotidiane e colpisce le aree che controllano funzioni come la memoria, il pensiero, la parola.
LA CARICA DEGLI ANZIANI. A Pescara «secondo le nostre stime ci sarebbero 3mila malati, 15mila in tutta la regione, ma potrebbero essere molti di più considerando che non esiste un osservatorio sulla malattia» denuncia l’esponente sindacale, «nella provincia di Pescara vivono oltre 74mila ultrasessantacinquenni, il 20 percento della popolazione anziana ha problemi di autosufficienza. L’Abruzzo è ai primi posti in Italia per indice di invecchiamento. Dal 2002 ad oggi le persone con più di 65 anni sono passate da 258mila a 312mila, con un indice di vecchiaia cresciuto di oltre 40 punti, da 147 di 17 anni fa a 191,8 del 2019. La demenza è in crescente aumento e dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) è stata definita una priorità mondiale di salute pubblica. Il costo sociale ed economico annuo ammonta a circa 12 miliardi di euro».
Queste ricerche sono frutto di «assemblee pubbliche tenute sul territorio dallo Spi» che ha raccolto i malumori, le paure «della quasi totalità delle famiglie che vivono la malattia in solitudine perché spesso non sanno cosa fare e a chi rivolgersi».
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