Da Mancini ingiurie e minacce di morte ai carabinieri in piazza: «Ci saranno quattro funerali»

foto di Giampiero Lattanzio

11 Ottobre 2025

Il femminicida di Lettomanoppello disse al comandante della stazione: «Ti ho visto passare e ho lasciato il cane apposta»

LETTOMANOPPELLO. «Non sapete chi sono io, da oggi in poi voi carabinieri avete finito di riposare, non dormirete tranquilli, ci saranno quattro funerali di Stato». Le minacce di morte e le ingiurie di Antonio Mancini non si fermavano solo al suo diario social: senza timori, anche davanti ai carabinieri in divisa urlava e augurava il peggio. E nero su bianco le frasi da brivido negli anni sono state trascritte e registrate nelle carte della Procura. L’ira e la rabbia di Mancini verso lo Stato e in particolare carabinieri e comandanti di stazione che negli anni si sono susseguiti a Lettomanoppello. Ogni pena e ogni anno di carcere per Mancini trovava la responsabilità nel lavoro dei carabinieri.

È il caso di quando fece avventare il suo cane, un corso italiano di grande taglia, verso il comandante della stazione. «Io a te stavo aspettando, volevo andare via ma ti ho visto passare e ho lasciato il cane apposta. Io faccio quello che mi pare, tu non sei nessuno, non mi rompere il c..», così Mancini minacciava il militare nella piazza del paese. Il cane, senza museruola e legato ad una catena talmente lunga da arrivare tra i passanti, era stato notato dal comandante quando, dopo aver scattato una foto per procedere alla multa, Mancini lo ha iniziato ad attaccare, opponendosi alle richieste del carabiniere.

Ma quella non era la prima volta che Mancini portava il cane in pubblico e senza museruola «potendo costruire un vero e proprio pericolo per l’incolumità pubblica e constatando che, peraltro, l’animale incuteva timore ai passanti», scrive il giudice nella sentenza che lo condannava a sei mesi di carcere. «Un disegno volutamente provocatorio», dice ancora il giudice.

Gli insulti all’Arma anche quando gli era stata prima sospesa, e poi revocata, a seguito di un incidente stradale la patente di guida. Nel mondo social di Antonio, quattro profili di cui due con lo pseudonimo di “Antonio Ayatollah”, l’uomo scriveva e annotava random i suoi pensieri, condividendo decine di post ambigui che vanno dalle questioni politiche a quelle familiari. Una raffica di frasi aggressive e provocatorie con minacce di morte, sfide, verso chiunque gli avesse fatto qualcosa, uno sguardo, una parola. Parole inquietanti oggi testamento di una mentalità instabile, ma mai certificata da un medico.

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