Anziana derubata dentro casa: quindici anni alla banda dei rom

I tre, con un quarto che ha patteggiato un anno e 10 mesi, hanno raggirato una 90enne in via Magellano. Il racconto della vittima: «Mi hanno avvicinato all’uscita del supermercato chiamandomi per nome»
PESCARA. Tre condanne con il rito abbreviato, per un totale di 15 anni, e un patteggiamento a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Questa la decisione che ha preso ieri il gup Mariacarla Sacco che ha condannato Ferdinando e Vincenzina Bevilacqua e Fabio Spinelli alla pena di 5 anni di reclusione ciascuno e applicato la pena (sospesa) di un anno e 10 mesi a Gradito Spinelli. Sono i quattro “sfortunati” autori del solito colpo in casa di un’anziana di 90 anni alla quale hanno portato via numerosi gioielli senza che la malcapitata si accorgesse di nulla fino all’arrivo della polizia.
Sfortunati perché a quel furto ha assistito praticamente in diretta (anche se dall’esterno, come evidenziò il gip) un agente della Questura che in quel momento si trovava proprio davanti all’abitazione dell’anziana vittima e che si è subito insospettito per la presenza di quei quattro soggetti di etnia rom, peraltro già noti alle forze dell’ordine, tanto che il gip Giovanni de Rensis che emise le misure cautelari, li definì nel provvedimento «delinquenti abituali e professionali». Insomma, l’agente, intorno a mezzogiorno del 28 gennaio 2025, in via Magellano nota due uomini sostare a piedi nei pressi del cancello della palazzina della vittima e, a pochi metri di distanza, vede anche una Fiat Punto con a bordo un uomo di circa 45 anni. Vede poi i due uomini entrare nella palazzina e, alcuni minuti più tardi, nota uno dei due uscire e salire sulla Fiat.
Poco dopo ecco arrivare anche la coppia che sale sulla stessa autovettura e poi, a bordo della macchina, si allontana. L’agente li segue e nel contempo avverte la sala operativa che manda un’auto civetta che blocca l’autovettura lungo la golena sud. Dentro la macchina c’erano scatole e scatolette di gioielli sparse sul tappetino a fianco del guidatore e dietro il sedile posteriore. Scattano le manette e una pattuglia torna a casa della malcapitata vittima. La novantenne fino ad allora non si era resa conto che quelle persone le avevano ripulito la camera da letto. Èd è stata poi lei stessa, dopo aver riconosciuto come suoi tutti i gioielli recuperati dalla polizia, a raccontare quello che era accaduto poco prima.
«All’uscita del supermercato di via Vespucci», riferisce la derubata, «venivo avvicinata da una signora con i capelli lunghi scuri e da un uomo con la tuta bianca, che dicevano di conoscermi e che mi chiamavano per nome e che volevano accompagnarmi a casa. E quindi con queste due persone mi incamminavo verso casa e, appena raggiunta la mia abitazione li ringraziavo, dicendo loro che dovevo entrare. Ma la donna insistette per accompagnarmi fino a sopra perché mi diceva che lo stabile era bello e che sicuramente avevo un bell’appartamento. Entrarono con me in casa e l’uomo mi chiese di andare in bagno mentre io conversavo con la signora. Poi l’uomo è tornato, abbiamo parlato ancora qualche minuto e poi sono andati via».
Vincenzina Bevilacqua era peraltro ai domiciliari e non poteva allontanarsi; così come Ferdinando Bevilacqua e Fabio Spinelli avevano l’obbligo di firma che avevano pure rispettato pochi minuti prima di andare a commettere il furto, peraltro confessato da tutti ad eccezione di Gradito Spinelli. Di Vincenzina, Ferdinando e Fabio il gip scriveva nella misura che erano «tre pericolosi malfattori che hanno trascorso e trascorrono la loro vita senza aver mai svolto una qualunque attività lecita, bensì esclusivamente compiendo odiosi crimini senza rispettare gli altri essere umani e, ovviamente, lo Stato e le sue regole». E ancora che per Vincenzina «era "normale» utilizzare le due ore di tempo nel corso delle quali poteva allontanarsi da casa per andare a circuire anziane signore all’uscita dei supermercati».
Ferdinando era stato condannato irrevocabilmente 17 volte per delitti, dieci dei quali per furto in abitazione, «sì da doversi definire un ladro specializzato»; Fabio condannato 13 volte anche per rapine ed estorsioni, «sì da doversi definire un violento ladro professionista»; Vincenzina 7 condanne e una anche per indebita percezione del reddito di cittadinanza. E ieri è arrivata l’ennesima condanna per i tre a 5 anni ciascuno con il rito abbreviato (erano difesi da Giancarlo De Marco, Alfredo Forcillo, Gianluigi Amoroso e Andrea Pizzirani).
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