L'INCHIESTA A PESCARA

Appalto Asl, la psicologa in Procura: «Soldi al partito per la scalata elettorale di Trotta» 

L’ex coordinatrice della coop, per tre ore davanti ai pm, parla della consegna di due somme di denaro. Sul dg della Asl  Ciamponi: «L'ex primario mi informò della richiesta fatta dal manager dopo che i due si erano accordati»

PESCARA. «I soldi erano per il partito, non per Trotta. Almeno questo è quello che lui mi ha sempre detto». Per oltre tre ore, Luigia Dolce, l’ex coordinatrice della “Rondine”, la coop finita nel ciclone giudiziario per l’appalto Asl milionario truccato e ora annullato, ha parlato in procura davanti ai pm Anna Benigni e Luca Sciarretta che conducono l’inchiesta per corruzione e turbata libertà degli incanti.

leggi anche: Il procuratore capo Annarita Mantini e gli investigatori della Finanza Appalto Asl, la psicologa conferma ai pm: "Il viaggio a Roma per portare soldi a Fratelli d'Italia" La Dolce interrogata di nuovo per tre ore e mezza in Procura fornisce ulteriori particolari: "Denaro consegnato da Trotta a un funzionario del partito" . Riferimenti anche al dg della Asl Ciamponi che intanto revoca la gara d'appalto da 11 milioni

Ha fornito ai magistrati una lettura precisa della vicenda, legando a doppio filo la gara truccata con le ambizioni politiche del dirigente Asl Sabatino Trotta (suicida in carcere) che pilotò quell’appalto, che sarebbe nato proprio per portare i soldi alla politica.

Assistita dai suoi legali, Augusto La Morgia e Matteo Cavallucci, la Dolce, attualmente agli arresti domiciliari come l'ex presidente della Coop Domenico Mattucci (nella foto),ha detto ai magistrati tutto quello che sapeva su questa vicenda.

SOLDI ALLA POLITICA «Direttamente non ho mai parlato con altri all’infuori di Trotta e Mattucci: mi hanno usata per portare i soldi da una parte all’altra. Ma quei soldi non erano per Trotta, a lui non interessava altro che crearsi un suo bacino elettorale». E Dolce parla senza mezzi termini di due tranche di soldi che sarebbero andati al partito, a livello nazionale e regionale, almeno stando a quanto le diceva Trotta: una tranche prima dell’inizio della gara e un’altra dopo l'aggiudicazione. E precisa anche che il viaggio a Roma che fece con Trotta fu nell’estate del 2020 e non nell’autunno, per portare una busta piena di soldi a un funzionario del partito che forse lavorava in un ministero: questo era tutto quello che Trotta le disse, visto che alla presunta consegna romana Trotta andò da solo quel giorno, lasciando la Dolce a fare spese in centro.

Insomma, l'indagata, anche se de relato, disegna un preciso meccanismo politico in base al quale se Trotta voleva sperare di andare a ricoprire un posto che contava tra le fila del suo partito, Fratelli d’Italia, avrebbe dovuto tirare fuori i soldi. E la gallina dalle uova d’oro venne individuata in Mattucci e nella sua Coop, peraltro un bacino di voti piuttosto consistente con i suoi 700 dipendenti più famiglie annesse.
TROTTA E CIAMPONI Dolce non avrebbe scaricato nulla su Trotta e avrebbe riferito ai magistrati quello che sapeva, fornendo ulteriori precisazioni anche temporali su Ciamponi (nella foto), l’attuale direttore generale della Asl indagato per corruzione nello stesso procedimento.

«Venni a sapere della richiesta di soldi che Ciamponi avrebbe fatto a Trotta proprio da quest’ultimo, quando gli accordi tra i due erano stati presi». E si torna così al vulnus di questa inchiesta: la morte di Trotta, suicida in carcere il giorno dell’arresto. Senza di lui sarà quasi impossibile effettuare molti riscontri. Non si saprà mai fino a che punto millantava le sue conoscenze nella politica regionale e nazionale o ai vertici della Asl, e fino a che punto i soldi richiesti a Mattucci sarebbero effettivamente finiti ai destinatari o nelle sue tasche. È questo il buco nero dell'inchiesta. Che la procura sta comunque cercando di sanare con una serie di riscontri in corso che sta effettuando la guardia di finanza, contando anche su un contributo di rilievo: il contenuto del cellulare di Trotta analizzato da un esperto, che a giorni dovrebbe riconsegnare questa parte della consulenza.
L’AUTO DEL MANAGER Molto dell'interrogatorio di Dolce è stato comunque incentrato sulla figura di Ciamponi e sull’auto che sarebbe stato il presunto oggetto della corruzione: auto che effettivamente Ciamponi acquistò, pagando con un suo assegno. Ed è sui dettagli di questo presunto versamento che si sarebbe incentrata l’attenzione dei pm.
L’APPALTO REVOCATO Ma Ciamponi ha fatto una mossa a sorpresa proprio alla vigilia di questo interrogatorio. Ha revocato l’appalto da 11 milioni di euro vinto dalla Coop sotto inchiesta, motivandolo con otto pagine di delibera, nelle quali si parla delle presunte irregolarità, dei soggetti coinvolti e arrestati, del ruolo di Trotta, ma dove non si fa mai cenno al fatto che lui stesso è indagato per corruzione in quella inchiesta. Senza menzionare neppure che è stata la nuova gestione della Coop a richiedere 10 giorni fa l'annullamento della gara. E soprattutto contraddicendo quanto lui stesso aveva fatto veicolare alla stampa quando, per salvaguardare la sua posizione, dopo che il Centro anticipò il suo avviso di garanzia, sottolineò la perfetta regolarità di tutto l'iter procedurale della gara che adesso annulla «per grave illecito professionale commesso durante l'espletamento di tutta la procedura di gara». Dimenticando, fra le altre cose, che la procura, prima della firma del contratto, gli aveva segnalato il fatto che due rappresentanti del Consorzio Sgs, erano indagati per fatti analoghi. Cosa che avrebbe dovuto indurre la Asl a bloccare quella gara e invece, dalle intercettazioni, si comprende come si sia lavorato per superare quell’ostacolo.
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