Artisti da tutto il mondo nel segno di Joseph Beuys

17 Febbraio 2014

PESCARA. «Lucrezia De Domizio ha portato me e tanta altra gente di tutto il mondo qui in Abruzzo. A Venezia non c'è crisi perché la città ha trovato la sua vocazione nella bellezza. L'Abruzzo è l'unic...

PESCARA. «Lucrezia De Domizio ha portato me e tanta altra gente di tutto il mondo qui in Abruzzo. A Venezia non c'è crisi perché la città ha trovato la sua vocazione nella bellezza. L'Abruzzo è l'unico posto in Europa e nel mondo che può diventare il luogo dell'arte nella natura come indicato da Beuys, ma la gente non l'ha ancora capito e così non si progredisce!». Il primo dei sette minuti concessi dalla baronessa Durini ad ognuno dei relatori invitati alla due-giorni "Remember Joseph Beuys" nella ex Borsa Merci - dove, il 12 febbraio 1978, Beuys tenne la famosa discussione sulla “Fondazione per la rinascita dell’agricoltura”- il compositore brasiliano Emanuel Dimas De Melo Pimenta lo spende per lanciare una prima frecciata ai locali amministratori che si sono resi responsabili del progressivo abbandono del "luogo della natura" eletto dal maestro tedesco dell'arte concettuale, nel canyon di Bolognano.

Un motivo di richiamo straordinario che negli anni '70-'80 ha reso celebre nel mondo della cultura internazionale il piccolo paese abruzzese di circa 400 anime. L'artista sciamano, paladino di una rifondazione sociale in seguito al dramma europeo del dopoguerra, fece di Bolognano la sua seconda patria grazie al mecenatismo di Lucrezia De Domizio e del barone Giuseppe Durini, e nel 1984 ricevette la cittadinanza onoraria dal Comune.

Di quanto prodotto nei 15 anni di militanza di Beuys in Abruzzo e dell'opera di riqualificazione ambientale e culturale del paese prodotta dalla baronessa dopo la scomparsa del maestro (1986), altrove nel mondo avrebbero fatto fortuna. Non da queste parti. «L'Abruzzo non ha capito, l'Italia non ha amato Beuys». Lo ha urlato forte di nuovo ieri mattina Lucrezia De Domizio, che da qualche anno ha lasciato l'Italia per Parigi dopo aver donato alla Kunsthaus di Zurigo l'immensa collezione di opere di Beuys (tra cui il famoso ciclo Difesa della Natura realizzato a Bolognano). «Sono tornata per una riconciliazione di Beuys con l'Abruzzo da lui tanto amato. E per la prima volta ho trovato accoglienza in un luogo istituzionale grazie al presidente della Camera di Commercio, Daniele Becci, e all'ex sindaco di Bolognano Claudio Sarmiento che ha fatto da trait d'union» ha ripetuto. «Ma ora provo solo dolore: ho affittato 500 sedie per far partecipare gli studenti di Pescara al ricordo di un momento storico per la cultura contemporanea, peraltro accaduto in questa città, ma la dirigente scolastica del liceo artistico e dell'istituto d'arte e non ha risposto al mio invito». E più avanti, via un altro sasso dalla scarpa: «Beuys è arrivato per la prima volta in Italia grazie a Lucio Amelio, uno dei più grandi galleristi italiani che l'Italia non ricorda»; poi: «Nella crisi generale dell'economia e dei valori etici anche il sistema dell'arte italiana è infestato da logiche di profitto e le gallerie seguono le griffe della moda». Quanto alla cronaca della due-giorni, tutto si è svolto nello stile migliore degli happening organizzati (alla perfezione) dalla baronessa e dal suo fedelissimo staff. La Living Sculpture da Beuys teorizzata («Tutti gli uomini sono artisti»), la community di seguaci del visionario Beuys e della «sacerdotessa assoluta del suo Credo» (Lucrezia De Domizio) si è ritrovata in perfetto orario ai vari appuntamenti in scaletta tra sabato e domenica, distribuiti tra ente camerale, porto turistico ed ex borsa merci. Tutti felici di partecipare alla «comunione sociale» versando una palata di terra sulla prima quercia "istituzionale" italiana (dono dell'azienda pescarese Martinelli) piantata al Marina di Pescara in ricordo delle 7000 querce di Kassel.

Per poi tornare a riflettere sull'attualità del messaggio beuysiano. Illustre il parterre di intellettuali arrivati da tutta Europa, raccolti sotto lo slogan "La rivoluzione siamo noi": Gian Ruggero Manzoni, Gerard Georges Lemaire, Pilar Parcerisas, Vitantonio Russo e altri. Quindi il video originale girato da Buby Durini il 12 febbraio 1978 alla Borsa Merci di Pescara, copyright Lucrezia De Domizio Durini e Stefano Odoardi.

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