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Asl Pescara in Cassazione contro 133 infermieri

Contestati i 20 minuti per indossare la divisa e passare le consegne, dopo 4 condanne D’Amario si gioca l’ultima carta

PESCARA. Sarà la Cassazione a decidere se gli oltre mille infermieri degli ospedali di Pescara, Penne e Popoli hanno diritto a 20 minuti di tempo, pagati, per indossare e togliere la divisa da lavoro e prendere le consegne di inizio e fine turno. Dopo due sentenze che hanno già condannato la Asl al pagamento delle indennità extra, più 5 anni di arretrati, a 133 infermieri che avevano fatto ricorso, la partita giudiziaria iniziata 4 anni fa non è ancora chiusa. Il direttore generale Claudio D’Amario ha deciso, con una delibera del 15 dicembre scorso, di presentare ricorso all’ultima sentenza, quella della Corte d’appello dell’Aquila. Per D’Amario, i giudici di secondo grado «hanno compiuto un travisamento del fatto», pertanto, è «opportuno» ricorrere alla Corte di Cassazione. La Asl ha affidato l’incarico della difesa all’avvocato Giulio Cerceo.

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Un milione di stipendi. Al centro del contenzioso ci sono circa 70 euro al mese per infermiere, quasi 900 all’anno: tanto potrebbero arrivare a percepire gli infermieri con l’applicazione delle sentenze. Fatti i conti, si capisce perché la Asl consideri un «interesse precipuo» opporsi al pronunciamento dei giudici di primo e secondo grado: con il diritto riconosciuto a tutti gli infermieri, la spesa per il personale potrebbe salire di almeno un milione di euro all’anno.

Asl contro Nursind. Ma per Antonio Argentini, segretario del sindacato Nursind, il primo a fare ricorso nel 2011 per ottenere il tempo per la vestizione e le consegne, la sentenza della Cassazione è quasi già scritta: «A nostro favore ci sono i precedenti», sottolinea, «e poi, tanto per fare un esempio, alla Asl di Teramo, dopo una conciliazione sono stati concessi addirittura 30 minuti. Anche a Pescara saremmo potuti arrivare a un accordo evitando così perdite di tempo e spese aggiuntive per i ricorsi che ricadono sempre e inevitabilmente sui cittadini. Invece», dice Argentini, «la Asl ha l’atteggiamento di dire no a ogni proposta e, quindi, siamo costretti ad affrontare anche questo giudizio nella convinzione che un contenzioso del genere porti lavoro solo agli avvocati».

Altri 400 ricorsi in arrivo. Finora, dopo due gradi di giudizio, i 20 minuti per cambiarsi e iniziare il turno sono stati riconosciuti soltanto ai 133 infermieri che avevano fatto ricorso. Il Nursind, a seguito delle sentenze, ha chiesto alla Asl di estendere il diritto a tutti gli infermieri ma la Asl ha detto no. Quindi, la risposta del Nursind è stata quella di preparare altri ricorsi: «Stiamo preparando nuovi ricorsi», spiega Argentini, «perché, per adesso, non c’è altro modo di ottenere il riconoscimento dei 20 minuti». E sulla linea del Nursind si sono allineati anche altri sindacati: sono quasi 400 i ricorsi appena presentati dalla Cisl e dalla Fials al tribunale del Lavoro di Pescara. «All’inizio ci hanno preso per matti a causa della nostra richiesta», dice Argentini, «invece, adesso tutti stanno presentando i ricorsi. La sentenza è stata la prima in Italia a riconoscere il tempo per le consegne e fine turno».

Vestizione e consegne. La Corte d’appello, adita sempre dalla Asl, si è espressa sul caso in due occasioni: una prima volta su ricorso iniziale di Argentini e poi per gli altri 133 infermieri. In entrambi i casi, per i giudici di secondo grado, l’infermiere ha diritto «a essere retribuito per le prestazioni di lavoro rese nel tempo che abbia eventualmente impiegato oltre l’orario del normale turno per scambiarsi le consegne con i colleghi precedenti o successivi e per indossare o dismettere le divisa di lavoro». Per i giudici della Corte d’appello sono due i punti fermi: gli infermieri devono «necessariamente» indossare e togliere la divisa di lavoro prima e dopo i turni; le consegne che gli infermieri ricevono e forniscono sono «connesse» alla prestazione di lavoro.

«Sentenza non applicata». A giugno scorso, con decorrenza dal primo gennaio 2014, la Asl ha iniziato ad applicare le sentenze: «Ma i 20 minuti, per quanto ne sappia io», dice Argentini, «non sono stati riconosciuti a tutti i 133 ricorrenti. Gli infermieri del Pronto soccorso ne sono ancora esclusi».

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