Baby gang scatenate tra spaccio e violenza: ragazzi senza emozioni

25 Giugno 2024

L’allarme della Procura per i minorenni: «Molto diffusi i reati di droga» Botte e soprusi sono la normalità: «Preoccupanti gli abusi sessuali»

PESCARA . «Molto diffusi i reati in materia di stupefacenti (spesso condotti in forma di gruppo, al limite della costituzione di sodalizi) anche con uso di violenza». È uno dei passaggi chiave dell’ultima relazione della procura per i minorenni dell’Aquila. I ragazzini seguono l’esempio dei criminali, magari i protagonisti delle serie tv: ecco le baby gang che ritagliano un posto al sole anche a Pescara per spacciare la droga. Con un obiettivo: guadagnare in fretta un po’ di soldi, quanto basta per comprare telefonini, abiti griffati e orologi di lusso da esibire come trofei. E per riuscirci i minorenni si fanno rispettare anche con i coltelli: chi sbaglia (o chi non si mette in pari con i debiti per la droga) deve pagare, non ci sono sconti per nessuno. È la conseguenza dell’«analfabetismo emotivo» che priva gli adolescenti della capacità di provare sentimenti: ragazzini aridi capaci anche colpire un coetaneo e lasciarlo morire riverso a terra in una pozza di sangue. Ma perché?
EMERGENZA OVUNQUE Le pagine della relazione, firmata dalla presidente della Corte d’Appello Fabrizia Francabandera sulla base delle segnalazioni del procuratore per i minorenni David Mancini, sono un continuo allarme sulla condizione dei giovani. E l’emergenza non riguarda soltanto Pescara, teatro dell’omicidio del 16enne Christophfer Thomas Luciani, e L’Aquila con le baby gang scatenate nel centro storico: «Sarebbe errato circoscrivere tali episodi di allarme sociale alla sola città o provincia dell’Aquila, poiché i fenomeni di tal genere», sottolinea il documento, «si verificano in tutte le quattro province, con adozione di provvedimenti di natura cautelare».
NORMALITà VIOLENTA I ragazzini vivono come in un film pulp: sono proiettati in un mondo assuefatto alla violenza. Nei primi sei mesi del 2023 sono 126 i procedimenti iscritti per lesioni, 12 quelli per rissa, 72 per atti persecutori e minacce, in aumento anche i casi di estorsione e rapina, 19 e 34. E un quadro del genere, spiega la relazione, determina «una costante richiesta di maggiore e più specialistico ventaglio di interventi di assistenza e tutela, negli ambiti più disparati, dagli ambienti familiari integri o separati, ai figli di collaboratori di giustizia, ai minori stranieri non accompagnati, alle sempre più diffuse forme di dipendenze, sia dei genitori che dei figli, alle molteplici violenze di genere, dirette o assistite dai minori negli ambiti familiari». Tanti minorenni si trovano l’inferno in casa: «La conflittualità familiare, già allarmante prima della pandemia, ha raggiunto livelli di estrema pericolosità, essendo aumentati, in frequenza ed in intensità, le violenze fisiche e psicologiche poste in essere in danno dei minori, sia quali vittime dirette, sia in quanto costretti ad assistere alle violenze attuate in danno delle madri conviventi da parte di genitori, conviventi o separati o semplici compagni». E fuori casa quel disagio può esplodere e sfociare in quelli che i criminologi chiamano «agiti devianti».
ABUSI SESSUALI Un’altra denuncia riguarda la sessualità, tra abusi e ricatti: «Sempre più preoccupanti gli abusi sessuali, anche in attività di prostituzione minorile e di relativo sfruttamento. Gravi e crescenti sono le problematiche connesse a fenomeni penalmente rilevanti esplicitati tramite il web (cyberbullismo, revenge porn, diffusione di materiale pedopornografico, pratiche pericolose). Si tratta di condotte poste in essere da minori o che vedono i minori vittime, testimoni e/o utilizzatori di atti e materiali illeciti. Spesso sono coinvolti anche minori infra-quattordicenni che hanno libero ed incondizionato accesso a smartphones e – di conseguenza – al web». E la relazione esplora il ruolo di internet: «Preoccupa la percezione che i minori hanno della sessualità, del loro rapporto con la figura femminile. Si registrano numerosi casi di abusi sessuali, alcuni dei quali vengono reclamizzati o commentati sul web, come se alla commissione dell’atto illecito dovesse anche conseguire una sorta di pubblico riconoscimento».
DISAGIO PERCEPIBILE La relazione contiene anche una riflessione: «Per quanto oggi la criminalità minorile desti giustamente una notevole preoccupazione, occorre chiedersi se ciò non accada anche perché le conseguenze del disagio sociale di alcune fasce giovanili sono immediatamente percepibili, certamente più di subdole ed invisibili ombre di infiltrazioni del crimine organizzato nel contesto finanziario ed economico dei territori. La criminalità minorile richiede un impegno massimo delle istituzioni sotto diversi aspetti, ma non bisogna eccedere nel ritenere che questa sia la prima minaccia alla civile convivenza e al benessere e al progresso della comunità abruzzese».
ALLARMI INASCOLTATI Ma non è la prima volta che, dalla procura e dal tribunale per i minorenni, si lancia un segnale del genere: anche l’anno precedente, la presidente del tribunale per i minorenni Cecilia Agrisano aveva detto: «Gli autori di reato non provengono solo da classi sociali svantaggiate in cui sia carente anche il grado di istruzione, da subculture criminogene e anzi sono spesso studenti e figli di famiglie appartenenti alla borghesia, sicché deve necessariamente riproporsi il tema della trasmissione di modelli relazionali che comportino la reale acquisizione culturale della parità di genere, il riconoscimento delle emozioni proprie e altrui, la consapevolezza della negatività della violenza in qualunque forma agita e il senso del limite fondato sul rispetto dell’altro».
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