Bici ai dipendenti comunali con regole ferree

L’ente consegna 20 mezzi elettrici a funzionari e politici, chi lo perde paga una penale di 2mila euro
PESCARA. In un famoso film di Fantozzi, i dipendenti pubblici erano costretti ad andare tutti i giorni in bicicletta per rispettare le dure regole imposte dal loro capo ufficio appassionato delle due ruote. Al Comune di Pescara accade quasi lo stesso.
Alcuni impiegati e funzionari hanno ricevuto in consegna una bici elettrica a pedalata assistita e devono percorrere almeno 100 chilometri al mese. E chi si fa rubare il mezzo sarà costretto a rimborsare l’ente versando 1.650 euro più Iva, ossia circa 2.000 euro, quasi il doppio del valore della bici. Una sperimentazione, l’ha definita l’ente, ma per i poveri malcapitati che hanno accettato le regole, la bici elettrica rischia di trasformarsi in un incubo. Devono utilizzare continuamente il mezzo, ma devono anche stare molto attenti a non farselo rubare. I malcapitati sono in tutto 20 e tra loro ci sono anche tre politici, tra cui il sindaco Marco Alessandrini, l’assessore alla mobilità Enzo Del Vecchio e il capogruppo di Forza Italia Marcello Antonelli. Tutti, al momento della consegna dei mezzi, hanno dovuto firmare un modulo per accettare in toto le regole ferree imposte dall’ente.
Regole di fantozziana memoria, compresa quella che obbliga l’utilizzatore ad assicurare «un’attività circolante giornaliera», così è scritto nel documento firmato, «di 5-6 chilometri, per una percorrenza mensile di almeno 100 chilometri». In caso contrario, il dirigente del settore Lavori pubblici «potrà disporre la restituzione del mezzo elettrico e assegnarlo ad altro dipendente che ne abbia fatto richiesta di utilizzo». Uno smacco questo che, forse, nessuno dei dipendenti intende subire. E allora giù a pedalare ogni giorno con pioggia o caldo afoso percorrendo almeno la distanza tra Pescara e Montesilvano per raggiungere sul contachilometri la cifra mensile tanto agognata. Cifra che viene trasmessa addirittura per via telematica al ministero dell’Ambiente, quando la bici viene riposta quotidianamente nella rastrelliera, che funge anche da caricatore. Dipendenti e politici, inoltre, hanno l’obbligo di utilizzare, condurre e custodire il veicolo con la massima diligenza e rispondere «in via esclusiva», si legge ancora nel documento, «di qualsiasi conseguenza dannosa, comunque verificatasi».
Ma il vero incubo, che ha visto qualche utilizzatore persino pentirsi di aver accettato la sperimentazione, è il rischio di furto. Per questo dipendenti e politici devono attenersi ad un ulteriore regola, ossia riporre la bici nell’apposita rastrelliera con chiusura del cavo antifurto in dotazione. I trasgressori, in caso di furto, dovranno pagare la penale di 1.650 euro più Iva. Ma chi controlla che la bici sia incatenata perfettamente?(a.ben.)
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