Blitz antidroga nell'area vestina, arrestati vigile del fuoco e un ex carabiniere
Le indagini dei carabinieri, eseguiti tre provvedimenti per detenzione ai fini di spaccio di cocaina. Il ruolo del pompiere e del cognato militare in congedo. Dosi cedute anche vicino alla caserma
PENNE. Blitz in mattinata dei carabinieri della Compagnia di Penne. I militari guidati dal capitano Alfio Rapisarda, hanno effettuato tre arresti con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di tre uomini tutti residenti nell'area vestina.
AGGIORNAMENTI. L’ordinanza di misura cautelare in carcere è scattata in particolare nei confronti di un vigile del fuoco di 51 anni, mentre sono ai domiciliari un carabiniere in congedo di 52 anni e un 37enne già noto alle forze dell'ordine.
LE INDAGINI. Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Pescara al termine dell'indagine denominata "Acque agitate" dell’Aliquota Operativa del Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Penne e avviata nell'aprile scorso.
Al vigile del fuoco sono contestati ben 18 diversi capi d’imputazione relativi ad altrettante cessioni di stupefacente. Secondo le indagini, è emerso che l’uomo era dedito "in modo sistematico e continuativo allo spaccio di cocaina", tanto da costituire un punto di riferimento per numerosi assuntori di Farindola, Montebello di Bertona e Penne denunciati per favoreggiamento.
La nota dell'Arma: "La spregiudicatezza del vigile del fuoco ha evidenziato come lo stesso si sia spinto, in almeno tre circostanze accertate e documentate, a vendere cocaina durante il turno di servizio incontrando i propri clienti in un parcheggio adiacente alla caserma presso cui prestava servizio. I luoghi preferiti per esercitare l’attività illecita venivano individuati nella sua abitazione o nella vicina azienda agricola, situata a poche centinaia di metri, dove l’indagato trascorreva gran parte delle proprie giornate alternandosi tra lavori agricoli e spaccio di cocaina".
In alcune occasioni il vigile del fuoco si sarebbe avvalso della complicità e dell’aiuto del cugino carabiniere in congedo, per la consegna e la vendita degli stupefacenti, motivo per cui quest’ultimo è stato raggiunto dalla misura degli arresti domiciliari.
Viene definita allarmante e "sintomatica di lucida pericolosità" anche la conversazione intercettata dai militari della Compagnia di Penne: "Il vigile del fuoco nel frenetico tentativo di approvvigionarsi di una “mezza chilata” di cocaina da rivendere, prendeva contatti con un uomo con specifici e recidivi precedenti di polizia e penali per il reato di spaccio dal quale acquistava come campione di prova circa 10/12 grammi), per il quale l’autorità giudiziaria ha emesso la terza misura cautelare degli arresti domiciliari".
Agli inizi di giugno il vigile del fuoco venne arrestato poiché trovato in possesso di 7 dosi di cocaina, un bilancino di precisione, materiale per confezionamento ed oltre ventimila euro, posti sotto sequestro poiché ritenuti frutto dell’attività di spaccio. L’arresto creò grande preoccupazione nei centri coinvolti dalle indagini: da qui il nome “Acque agitate” dato alle indagini.
Sempre stando alle accuse, al vigile del fuoco viene contestato anche un episodio di estorsione. Questo perché a giugno avrebbe minacciato un assuntore, che aveva contratto con lui debiti di droga per 300 euro, paventando la possibilità di andare a raccontare i fatti ai genitori del ragazzo "che, fanno notare i carabinieri "certamente gli avrebbero creduto perché indossava una divisa”.
"Il contesto ambientale e la posizione rivestita dal vigile del fuoco, conosciutissimo in zona", conclude la nota, "hanno dimostrato anche il possibile inquinamento probatorio, fondato sulla capacità intimidatoria riconosciuta all’uomo".