Blocco degli scrutini, scioperano sei scuole

13 Giugno 2010

La protesta degli insegnanti, Cobas in piazza contro i tagli decisi dal governo

PESCARA. Sull'elenco delle scuole a rischio sciopero con due giorni di blocco degli scrutini, domani e martedì, ci sono sei istituti superiori tra Pescara e Montesilvano. È il dato dei sindacati Cobas e Usb, primi firmatari della protesta contro la riforma Gelmini e i tagli della manovra economica del governo. Domani, il presidio degli insegnanti davanti alla sede Rai di via De Amicis.

Lunedì e martedì gli scrutini subiranno uno stop all'Itc Alessandrini di Montesilvano, come deciso durante un'assemblea dei docenti, e al liceo scientifico Da Vinci di Pescara. «Ma la lista di scuole a rischio di blocco degli scrutini comprende anche l'Itc Acerbo, l'Itc Aterno, l'Itis Volta e l'Itc Manthoné», afferma Ettore D'Incecco, responsabile Cobas dell'area Pescara-Chieti. All'Acerbo la preside Annateresa Rocchi ha firmato una circolare per comunicare il possibile slittamento: «Il collegio docenti del 19 giugno alle 9,30 potrebbe slittare al sabato pomeriggio», recita il documento.

«Il silenzio degli altri sindacati, combinato alle misure punitive contenute nella manovra economica del governo», assicura D'Incecco, «ha generato una voglia di ribellione tra gli insegnanti: l'adesione alla protesta sarà massiccia». Domani, dalle 10, Cobas e Usb misureranno l'intensità della lotta degli insegnanti con un presidio convocato in via De Amicis, davanti alla sede Rai. I volantini sono già pronti: «La crisi vogliono farla pagare a noi, noi rispondiamo: abbiamo già dato. Ora tocca a voi», è il messaggio alla politica. «Sarà un'assemblea aperta agli insegnanti», spiega D'Incecco, «alla quale sono attese anche delegazioni da altre città d'Abruzzo».

Dopo un'introduzione di D'Incecco e del sindacalista Silvio Di Primio dell'Usb, il megafono passerà ai docenti: in prima fila, i docenti dell'Alessandrini. Proprio dalla scuola di Montesilvano è partita la protesta contro i tagli assestati dal governo alla scuola: una sforbiciata drastica che si misura in 41 mila posti di lavoro cancellati, meno sperimentazioni e ore di laboratorio, discipline accorpate, aumento degli alunni per classe, riduzione delle ore di sostegno per disabili e dei fondi per i corsi di recupero.  «Ma la protesta degli insegnanti», osserva D'Incecco, «monta perché il governo ha deciso anche il blocco salariale per tre anni che si risolverà in tremila euro di mancato guadagno a testa e ha introdotto la nuova disciplina del Tfr e Tfs che comporterà diecimila euro in meno di entrate. Ecco perché questa manovra è punitiva». (p.l.)

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