Botte e insulti ai genitori, 48enne sott’accusa 

La donna, con problemi di alcol, avrebbe tenuto la madre e il padre in un costante stato di paura

MONTESILVANO. Si conoscerà il 17 giugno la decisione dei giudici del collegio (presieduto dalla dottoressa Rossana Villani) che stanno giudicando una donna di 48 anni, originaria del nord Italia, finita sotto processo per i maltrattamenti nei confronti dei genitori anziani, uno dei due anche invalido civile.
Una storia condizionata dalle problematiche mentali dell'imputata che per di più era anche dipendente dall'alcol. La fase dibattimentale è stata conclusa ieri e i giudici hanno rinviato per la discussione e la sentenza. Ad istruire il fascicolo fu il pm Anna Benigni che aveva chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio della donna (che è difesa dall'avvocato Carlo Corradi) con delle accuse molto gravi: comportamenti oltremodo aggressivi rivolti ai suoi genitori incapaci, anche per l'invalidità del padre, di opporsi a quel menage familiare che era diventato per i due anziani ormai insopportabile. «Condotte reiterate», si legge nel capo di imputazione, «nei frequenti stati di alterazione conseguenti all’abuso di sostanza alcoliche, inveendo contro il proprio padre, invalido civile, e la propria madre, rivolgendo agli stessi frasi ingiuriose e minacciose del tipo “prendo una tanica di benzina e vi do fuoco”, rompendo oggetti di uso comune e mandando in frantumi i vetri delle porte interne dell'abitazione, maltrattava i genitori, infliggendo agli stessi sofferenze fisiche e morali tali da rendere loro abitualmente dolorosa e mortificante la convivenza familiare e da costringerli a vivere in un costante stato di paura e soggezione psicologica».
L'imputata venne anche fatta oggetto, nel 2018, di una misura cautelare firmata dal gip Elio Bongrazio di allontanamento dalla casa familiare e di divieto di avvicinamento ai genitori, poi revocata. L'imputata venne anche sottoposta, dietro richiesta del giudice Antonella Di Carlo, a una perizia psichiatrica che decretò per lei un vizio parziale di mente. Il professor Raffaele De Leonardis, che esaminò la donna, stabilì che era affetta da un disturbo bipolare in associazione con un disturbo borderline di personalità e disturbo da abuso di alcol. Lo psichiatra nominato dal giudice concluse affermando che «al momento della commissione dei fatti l'imputata si trovava in condizioni di mente tali da scemare grandemente la propria capacità di volere». Aggiunse che comunque era in possesso delle capacità di intendere e di volere ai fini della cosciente partecipazione al processo e che non era più persona socialmente pericolosa. Da qui il dibattimento, giunto ora alla sua conclusione e sul quale pesa il vizio parziale di mente ai fini dell'eventuale condanna. I fatti in contestazione sarebbero stati commessi dal 2017 a Montesilvano dove si trovava la casa dei genitori. (m.cir.)