Regione

Bracco, delega e minacce "Ma non mi dimetto"

Intervista al consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle sedotto da D'Alfonso: "Non ho fatto nessun salto della quaglia, non mi dimetto e se sarò espulso andrò ai probiviri"

Leandro Bracco, perché l’ha fatto? Il consigliere regionale grillino che dall’opposizione è diventato delegato alla Cultura, appare sorpreso. E risponde: «Guardi, io non ho fatto nulla di speciale, non sono saltato da una parte all’altra. Ho accettato una delega per il bene dell’Abruzzo. Tutto il resto non mi interessa. Sono e resto del M5S e quindi all’opposizione in consiglio regionale».
Bracco ha 38 anni, piemontese di Biella, è giornalista professionista (ebbe anche un’audizione con il programma Anno Zero di Michele Santoro di cui va fiero) e si chiama Leandro che nella mitologia greca era l'uomo che, attraversando a nuoto l'Ellesponto per giungere dall'amata Ero, annegò a causa di una tempesta.
Dalla giunta di centrosinistra, il governatore Luciano D’Alfonso lo ha sedotto, sempre politicamente parlando, arrivando ad offrirgli la delega che varrebbe un assessorato. Ma il nostro Leandro si trova adesso ad attraversare le polemiche e le accuse di tradimento rivolte dal Movimento che l’ha sospeso e con il quale si era candidato l’anno scorso nel collegio di Pescara (perché risiede a Penne).
Riuscirà a indossare i panni di delegato alla Cultura dell’opposizione, carica anomale nel panorama politico italiano e che nessuno hai mai finora ricoperto? Lui, Bracco, risponde dando l’impressione di avere le idee chiare. Applaude alla “deparlamentarizzazione” messa in atto da D’Alfonso e non torna indietro.
«Mi stupisco che si sia scatenato questo putiferio», dice, «io non faccio nessun salto della quaglia, non cambio partito. D’Alfonso mi ha rivolto questo invito, io ho posto la mia condizione, quella cioé di restare in M5S, lui ha accettato e quindi la cosa si è fatta. Non è un accordo, ma uno scambio».
Beh, così come dice lei è un po’ troppo semplicistico. Ad esempio, i rapporti con M5S sono compromessi: loro l’hanno già cacciata, dove siederà nel prossimo consiglio regionale?
«Nei banchi del mio gruppo da dove continuerò a fare opposizione votando in maniera uniforme con tutti».
Ma se hanno chiesto le sue dimissioni...
«Assolutamente io non mi dimetto, vado fino in fondo per rispetto dei miei elettori. E se sarò espulso, faro ricorso al collegio dei probiviri del partito».
Il gruppo regionale di M5S di cui le fa parte si è sentito accoltellato alle spalle...
«Loro accoltellati alle spalle? Purtroppo con gli atri consiglieri 5 Stelle non c'è un buon rapporto, purtroppo da parte di alcuni di loro la lealtà non è stata reciproca. Quando, ad esempio, si è trattato di fare la riunione per decidere i Grandi elettori loro non mi hanno nemmeno convocato. Ci sono stati tanti piccoli gesti che si sono verificati in maniera costante da quando è uscita la notizia che io a dicembre avevo partecipato all’assemblea a Parma con Pizzarotti, che è un po' la spina nel fianco del Movimento. Da lì in poi mi hanno messo da parte. Una sorta di ritorsione e i rapporti si sono deteriorati con tutti. E’ stata la dimostrazione che predicano il dialogo e razzolano male».
E si è tenuto tutto questo dentro oppure ha avuto modo di parlarne con qualcuno del Movimento? Chessò, con i parlamentari Vacca e Cristaldi?
«Qualche volta ne ho parlato con il capogruppo Mercante senza mai arrivare a un chiarimento definitivo. Per il resto non ho rapporti con i deputati perché non ci si vede quasi mai, ho incontrato solo qualche volta la senatrice Blundo, ma non mai avuto occasione di parlare dei problemi».
Scusi, che cosa si aspettava che facesse M5S?
«Avrebbero potuto temporeggiare, discuterne. Ma da Mercante ho solo avuto parole di fuoco. Forse la loro volontà era di escludermi da molto tempo prima».
M5S di Penne, il comune dove risiede, sostiene che lei ha preso la residenza giusto in tempo per candidarsi nel collegio di Pescara: è vero?
«Questa è un’altra cattiveria, è un falso. Risiedo a Penne dal 21 febbraio del 2013. Allora piuttosto le dico che c’è almeno un altro candidato M5S che non risiede nella provincia dove è stato eletto».
Passiamo a D’Alfonso, come e quando è nata questa amicizia?
«Un rapporto di rispetto reciproco, è nato non tanto il 30 giugno con il primo consiglio regionale, ma ad agosto quando sia io che lui siamo stati a Taranta Peligna a parlare di Pannella. Fu un bel pomeriggio d'estate, mi mostrai per quello che sono cioé un Cinque stelle non oltranzista ma dialogante che valuta di volta in volta i vari provvedimenti. D’Alfonso poi mi fece i complimenti durante il consiglio straordinario su Pannella: io parlai un quarto d’ora e mi redarguì anche il presidente Di Pangrazio».
Che cosa ha in mente di fare da consigliere delegato alla Cultura?
«Mi aspetto un budget risicato pertanto vorrei provare a creare partnership con Stati esteri dove c’è denaro come Qatar, Cina, Emirati Arabi, per provare a valorizzare le nostre bellezze».
Ma viaggiare costa...
«Farò il massimo con la minima spesa per dimostrare che la delega alla Cultura sia meritata. Se ci saranno poi ulteriori emolumenti dico fin da ora che li restituirò. Perché secondo me 9mila euro netti che guadagna un consigliere regionale sono già tanti. Ricordo che in quest’ottica io sono il terzo grillino che ha restituto più soldi in Abruzzo, 23mila 500 euro».
Dica la verità, ha ricevuto più telefonate pro o contro?
«Dico la verità, due terzi contro e un terzo pro: ma questo è il panorama politico a livello regionale e nazionale, da un parte i duri e puri e dall'altra coloro ai quali non piace essere nè pecore nè burattini»
Qual è stata la cosa che le ha fatto più piacere?
«Una ragazza mi ha scritto che se M5S mi espellerà, lei ne trarrà l'ovvia conclusione che il suo voto non è valso a nulla e che si è sbagliata nel valutare i propositi di cambiamento nel Movimento che invece vuole litigare e fare opposizione inutile e sterile».
E la cosa più brutta?
«Ho ricevuto minacce, mi è stato detto che me ne devo andare lontano dall’Abruzzo. Ma quello che mi ha fatto più male è vedere che mentre parlavo in aula con D'Alfonso i quattro miei colleghi del gruppo regionale M5S hanno messo nelle loro rispettive posizioni una banconota da 50 euro: un atto di violenza morale inaudito».
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