Brioni, offerta dalla francese Ppr

Indiscrezioni sulla trattativa, i sindacati chiedono un incontro

PESCARA. La Brioni cambia proprietà? Secondo il Corriere della Sera sarebbero in corso trattative tra la società abruzzese e i francesi di Ppr, il gruppo che fa capo a Henry Pinault. L'azienda smentisce e Ppr non commenta, ma i sindacati hanno già chiesto un incontro, conferma Domenico Ronca segretario Cgil-Filtea.

Secondo il Corriere della sera la società Ppr avrebbe avanzato un'offerta «che non si può rifiutare» e la risposta sarebbe attesa a ore. Due uomini di Pinault sarebbero già in Italia per verificare i conti dell'azienda. Ppr non sarebbe l'unica società ad aver messo gli occhi sulla storica griffe d'abbigliamento. Oltre Pinault avrebbero infatti avanzato proposte anche Zegna e i francesi di Lvmh. Anche alcuni fondi d'investimento sarebbero interessati ad acquisire una quota di minoranza della Brioni: 21 Partners, Clessidra, Investindustrial.

E' noto che la casa di moda di Penne, che nel 2010 ha registrato un fatturato di 190 milioni, è in cerca da un paio d'anni di un investitore in grado di supportarla, dopo essere uscita senza danni eccessivi, ma indubbiamente indebolita, dalla crisi internazionale.

«La Brioni come tutte le altre aziende del settore», spiega Domenico Ronca, «è stata attraversata da una crisi spaventosa. Però al contrario delle aziendine fasoniste, o che producono qualità medio-bassa, ha avuto una capacità di reazione diversa. Certo, abbiamo dovuto fare accordi per la cassa integrazione (ma mai a zero ore) e per l'apertura di una fase di mobilità volontaria e incentivata, ma non ci sono stati licenziamenti nonostante una certa riduzione del mercato più forte, quello del capospalla. Però dall'inizio dell'anno ci sono segnali di modesta ripresa».

La Brioni non ha comunque smesso di investire. In questi ultimi anni ha aperto altri 14 negozi in giro per il mondo, in Messico, Giappone, Cina, India, Spagna (ultimo un negozio monomarca a Dusseldorf), e oggi conta oltre 30 punti vendita nelle città più grandi del mondo (il primo mercato sono gli Usa, seguiti da Russia e Cina). L'Abruzzo è rimasto il cuore della produzione. A Penne, sede storica dell'azienda, dove ha sede anche la fondazione Fonticoli, lavorano 1000 addetti alla produzione dei capospalla (per intenderci lo smoking dell'ultimo James Bond o l'abito indossato da Barak Obama o da Donald Trump); a Collecorvino 100 per la linea donna; a Montebello 160 nel settore Sportwear e camiceria, infine 20 a Civitella Casanova nella maglieria.

«In questo settore non si sta mai tranquilli», dice Ronca, «ma nelle trattative con l'azienda non si è mai parlato di vendita». C'è stato invece un momento in cui si parlava di un drastico ridimensionamento di 400-500 addetti, ma poi la cosa è rientrata, anche perché non c'era accordo tra i nove azionisti, tutti riconducibili ai tre rami della famiglia fondatrice di Brioni. «Vogliamo capire cosa sta succedendo», dice Ronca, «ma dal punto di vista del percorso concordato con l'azienda, per noi non cambia una virgola».

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