Bianca e Ilaria Saquella

PESCARA

Caffè espresso, la petizione vola ma l'Unesco dice no: "Ci riproviamo nel 2023"

I Saquella delusi per la decisione ma felici per la grande partecipazione alla sottoscrizione

PESCARA. In tantissimi hanno sottoscritto la petizione per far diventare il caffè espresso patrimonio Unesco, ma l'Organizzazione delle Nazioni unite per l'educazione, la scienza e la cultura stoppa la proposta. 

Saquella, storica azienda di torrefazione abruzzese che ha partecipato all'iniziativa nazionale insieme ai grandi marchi del caffè, ringrazia per il sostegno alla candidatura: “Siamo delusi", dicono gli appartenenti alla famiglia Saquella, "dalle decisioni adottate dalla Commissione nazionale per l’Unesco, ma felici per la vicinanza e la partecipazione dimostrate da tantissimi italiani. Ringraziamo tutti coloro che hanno sottoscritto la candidatura del caffè espresso italiano a patrimonio immateriale dell’umanità. Ci riproveremo tutti insieme il prossimo anno”.

Enrico Saquella, presidente dell'azienda fondata nel 1856, accetta dunque la scelta di presentare la candidatura dell’arte italiana dell’opera lirica al posto di quella dell’espresso tricolore. Ed è in perfetta sintonia con Giorgio Caballini di Sassoferrato e Luigi Morello, rispettivamente presidente e componente del consiglio direttivo del Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale, le cui parole sono eloquenti: “Abbiamo avuto un’altra battuta di arresto. Non siamo ancora a conoscenza dei motivi, ma andremo a capire che cosa è accaduto per darvene contezza. Non intendiamo arrenderci, anzi continueremo a crederci fino in fondo perché la nostra è una candidatura che rappresenta tutti gli italiani. riteniamo doveroso ripresentare la candidatura per l’anno 2023”.

“Abbiamo fatto quanto nelle nostre possibilità”, aggiunge Bianca Saquella, portavoce della quinta generazione in azienda, insieme ai fratelli Ilaria e Arnaldo. “Ci è pervenuta una miriade di testimonianze da parte di quello che potremmo definire il popolo del caffè. Se avessero tenuto conto di questa forza e di questo entusiasmo, l’esito sarebbe stato diverso. Avremmo voluto giocarcela fino alla fine ai massimi livelli dell’Unesco, ma non è stato possibile. Nessun rancore. La commissione guidata da Franco Bernabè, pur apprezzando e lodando il nostro lavoro, fatto di concerto con altre aziende italiane da Venezia a Napoli, come da slogan, ha preferito caldeggiare la candidatura della lirica. Da oggi, saremo noi i primi sostenitori dell’Opera lirica, che rappresenta una parte importante della nostra cultura”.

E' possibile che la scelta della commissione di puntare sulla lirica sia avvenuta sulla scia di drammatici fatti bellici dell’Ucraina. Lo si può evincere da quanto detto dal ministro della Cultura Dario Franceschini: “Questa candidatura", ha osservato, "arriva in un momento in cui le immagini del coro dell’Opera di Odessa che canta per strada il ‘Va Pensiero’ del Nabucco di Giuseppe Verdi, sotto la bandiera ucraina, sono ancora nitide ai nostri occhi”.