Camorra, sei case a Montesilvano
Riciclati due milioni di euro guadagnati con il narcotraffico.
MONTESILVANO. Sei appartamenti a Montesilvano e uno a Cappelle sul Tavo di proprietà della camorra. Quasi due milioni di euro di soldi guadagnati con il narcotraffico, in un giro che ha come perno la città spagnola di Valencia, e investiti in Abruzzo, in città e paesi scelti per un collegamento, con l’appoggio forse di rom locali, ma dove è più facile confondersi e restare nell’anonimato.
E’ l’appannaggio di tranquillità, che ha spinto clan camorristici di cartello del quartiere napoletano Fuorigrotta ad accaparrarsi un piccolo tesoro nell’Abruzzo vergine. Locali commerciali e appartamenti di grandi dimensioni e in vie centrali sequestrati dalla guardia di finanza di Cassino e Frosinone nella fase finale di una lunga operazione: “Valencia Connection” che, nei mesi scorsi, ha portato a 34 arresti.
L’appartamento di Cappelle a cui sono stati messi i sigilli è in via Carducci. I sei locali a Montesilvano si trovano tre in via Vestina - un appartamento e due locali a pianterreno occupati da attività commerciali - un altro appartamento in via Isonzo, una traversa della riviera, e un altro locale e un appartamento su corso Umberto.
Immobili affittati o che venivano usati dagli stessi appartenenti al clan. Sarebbe questa, poi, la ragione per cui i camorristi avrebbero aperto anche alcuni conti correnti a Pescara, sempre sequestrati dalle fiamme gialle, e in cui erano depositate migliaia di euro.
Due centri abruzzesi sono finiti così in una rete che, partita da Valencia, ha compreso anche Napoli, con 15 appartamenti sequestrati, e portato all’arresto di 34 persone appartenenti ai clan di Scampia, Torre Annunziata e Fuorigrotta. Cinque milioni il valore complessivo del tesoro della camorra, soldi ricavati dal narcotraffico e poi riciclati in attività illecite, come l’usura, e in investimenti di appartamenti.
L’operazione è stata portata a termine dal comando provinciale della Finanza di Frosinone guidato da Gian Costabile Salvato e dalla guardia di finanza di Cassino guidata dal capitano Vincenzo Ciccarelli, ed è iniziata da Valencia. La città era il centro di smercio della droga, cocaina portata dai colombiani e comprata dai napoletani.
I ricavi, quindi, venivano usati nell’acquisto di immobili da dare in affitto e da rivendere, facendo perdere l’origine illegale dei soldi, la loro tracciabilità. Adesso, i sei locali di Montesilvano e Cappelle, secondo le regole della normativa antimafia, potranno essere assegnati ad associazioni di volontariato.

E’ l’appannaggio di tranquillità, che ha spinto clan camorristici di cartello del quartiere napoletano Fuorigrotta ad accaparrarsi un piccolo tesoro nell’Abruzzo vergine. Locali commerciali e appartamenti di grandi dimensioni e in vie centrali sequestrati dalla guardia di finanza di Cassino e Frosinone nella fase finale di una lunga operazione: “Valencia Connection” che, nei mesi scorsi, ha portato a 34 arresti.
L’appartamento di Cappelle a cui sono stati messi i sigilli è in via Carducci. I sei locali a Montesilvano si trovano tre in via Vestina - un appartamento e due locali a pianterreno occupati da attività commerciali - un altro appartamento in via Isonzo, una traversa della riviera, e un altro locale e un appartamento su corso Umberto.
Immobili affittati o che venivano usati dagli stessi appartenenti al clan. Sarebbe questa, poi, la ragione per cui i camorristi avrebbero aperto anche alcuni conti correnti a Pescara, sempre sequestrati dalle fiamme gialle, e in cui erano depositate migliaia di euro.
Due centri abruzzesi sono finiti così in una rete che, partita da Valencia, ha compreso anche Napoli, con 15 appartamenti sequestrati, e portato all’arresto di 34 persone appartenenti ai clan di Scampia, Torre Annunziata e Fuorigrotta. Cinque milioni il valore complessivo del tesoro della camorra, soldi ricavati dal narcotraffico e poi riciclati in attività illecite, come l’usura, e in investimenti di appartamenti.
L’operazione è stata portata a termine dal comando provinciale della Finanza di Frosinone guidato da Gian Costabile Salvato e dalla guardia di finanza di Cassino guidata dal capitano Vincenzo Ciccarelli, ed è iniziata da Valencia. La città era il centro di smercio della droga, cocaina portata dai colombiani e comprata dai napoletani.
I ricavi, quindi, venivano usati nell’acquisto di immobili da dare in affitto e da rivendere, facendo perdere l’origine illegale dei soldi, la loro tracciabilità. Adesso, i sei locali di Montesilvano e Cappelle, secondo le regole della normativa antimafia, potranno essere assegnati ad associazioni di volontariato.