Caposala abusivi, la Asl blocca il piano di riordino

Il nuovo dirigente Bozzi avvia i primi spostamenti degli infermieri senza titolo ma dopo 10 anni di attesa il direttore sanitario Guarino ordina di «soprassedere»

PESCARA. «Soprassedere» perché ci sono ancora «problemi organizzativi e di contestualizzazione». È dal 2004 che alla Asl di Pescara si parla, con atti ufficiali, di caposala abusivi: una prassi che, secondo i calcoli della Fials, ha mandato in fumo almeno 100 mila euro di stipendi non dovuti. L’11 ottobre 2013 il direttore generale Claudio D’Amario ha ordinato un piano di riordino degli incarichi «entro il termine di 15 giorni». Ora, a quasi 7 mesi di distanza dalla richiesta di D’Amario, la Asl stessa ferma i primi spostamenti dei coordinatori senza titolo degli infermieri. «Alla luce di sopravvenuti problemi organizzativi e di contestualizzazione, si chiede di voler soprassedere ai preventivati movimenti di personale infermieristico e coordinatore», così recita la lettera del direttore sanitario Asl Fernando Guarino che blocca la razionalizzazione degli incarichi avviata dal nuovo dirigente delle professioni sanitarie Marcello Bozzi, arrivato dall’ospedale Le Scotte di Siena all’inizio del 2014 con la missione di rimettere ordine nel personale di corsia. «È l’ennesimo atto di prevaricazione della Asl», denuncia Davide Farina della Cisl. «Ci potrebbe venire anche il sospetto che la “contestualizzazione” e i “sopravvenuti problemi organizzativi”, potrebbero forse essere frutto della necessità di conservare l’esistente per opportunità elettorali», dice Gabriele Pasqualone della Fials.

Secondo la ricostruzione della Fials, sindacato autore di due denunce sul caso dei caposala abusivi, per 10 anni, alla Asl, i primari e i dirigenti hanno ignorato le direttive e continuato a nominare coordinatori degli infermieri, i cosiddetti coordinatori facenti funzione che grazie all’incarico affidato per lettera e senza concorso si sono ritrovati sulla busta paga un’indennità di 139 euro al mese in più. Una prassi nota fin dal 2004, dal primo provvedimento dell’allora e ancora oggi direttore sanitario, Guarino, e dell’ex direttore amministrativo Gerardo Galasso. Nel 2006, un’altra presa di posizione dell’allora direttore sanitario Filippo Di Sabatino. Nel 2010 è stato ancora Guarino a ordinare di «non affidare nuovi incarichi». Anche D’Amario è stato costretto a intervenire prima con una lettera del 22 aprile 2013 e poi a ottobre. Poi, il caso è stato al centro di incontri e scontri tra Asl e sindacati. Fino all’arrivo di Bozzi: «Ma», dice Farina, «al primo atto ufficiale di Bozzi, rappresentato dall’impegno della non facile problematica della riorganizzazione aziendale delle posizioni di funzioni di coordinamento, è stato clamorosamente smentito, a disposizioni già comunicate ai diretti interessati, dalla stessa direzione sanitaria che con un laconico quanto futile comunicato chiede di soprassedere ai movimenti del personale infermieristico coordinatore rinviando l’adempimento a data da destinarsi». Il piano di Bozzi con i primi 6 spostamenti è stato annunciato all'inizio di maggio, la lettera di Guarino che lo blocca è del 16 maggio scorso. Il giorno dopo, Bozzi ha sospeso la riforma «nelle more di nuove definizioni». «La cosa desta ancor più sconcerto», dice Farina, «in quanto lo stesso Bozzi, consapevole della delicatezza della materia, prima di emanare la disposizione aveva preventivamente illustrato i diversi spostamenti ottenendo il consenso di tutti i protagonisti implicati: direzione generale, direzione sanitaria, primari e coordinatori».

«Oltre alle elezioni, forse, le opportunità organizzative sono legate al concetto di best practice e di consolidamento delle palesi illegittimità», dice Pasqualone, «abbiamo già avuto modo di rappresentare più volte, le nostre considerazioni sugli aspetti organizzativi e sulle illiceità messa in atto dalla Asl sulla gestione del personale, le nostre richieste di un confronto serio e costruttivo non hanno avuto nessun seguito, malgrado le sentenze del tribunale tutte positive per il ricorrente. Sembra, visto che tutte le spese dei ricorsi sono a carico della Asl, si perseveri quasi fosse una ripicca. Per questo, ci vediamo costretti a inviare la documentazione dei numerosi contenziosi, abusi ed errate interpretazioni delle norme agli organi competenti al fine di pervenire al ripristino del rispetto, qualora ne esistano le condizioni, di norme e leggi che regolano la gestione del personale e le eventuali responsabilità personali per danno all’erario».

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