Cialente: adesso vogliamo giustizia anche per la città

Dure reazioni durante l’assemblea cittadina in piazza Duomo: sei anni so’ pochi Pezzopane: sentenza coraggiosa. Giuliani: furono date informazioni sbagliate
L’AQUILA. È il consigliere comunale, Ettore Di Cesare, alle 17.20 in punto, a prendere il microfono al tavolo del tendone di piazza Duomo e interrompere l'assemblea cittadina per annunciare la sentenza Grandi Rischi. Non solo applausi e comprensibile emozione, ma anche qualche commento polemico ad alta voce a suon di «so’ pochi, hanno fatto bene, benissimo». Tra i primi a dare un giudizio, il sindaco Massimo Cialente, anche lui all’assemblea cittadina. «Prendiamo atto di quanto è successo al tribunale di Bazzano, ma qualsiasi sentenza non cancella quello che abbiamo passato e i nostri 309 morti», sottolinea ricordando che il Comune si è proposto come parte civile. «Non so se si può parlare di giustizia di fronte a questa tragedia e a questa enormità del problema delle tasse sospese che il governo vuole vengano restituite dai terremotati aquilani. È stata una mortificazione anche essere costretti a fare un’assemblea cittadina sul tema delle tasse proprio nel giorno della sentenza. Forse», aggiunge, «c'è bisogno di avere una giustizia anche su quello che è successo dopo il terremoto. Perché qualcuno dovrà rendere giustizia della sofferenza di tutto un popolo. Gli aquilani», conclude, «sono stati lasciati soli come cani».
Ma sono in tanti sotto al tendone a voler ricordare quei giorni antecedenti al 6 aprile. «Ci hanno rassicurati e poi siamo morti dentro casa», incalza Domenico Di Giamberardino, mentre c’è chi continua a ripetere: «non c’è niente da esultare perché questa sentenza ci fa capire che quei morti potevano essere evitati». Inevitabili i riferimenti al famigerato «bicchiere di Montepulciano».
C’è soddisfazione anche da parte dell’assessore Stefania Pezzopane che all’epoca ricopriva la carica di presidente della Provincia. Parla di «sentenza coraggiosa» ribadendo di aver già denunciato l’inganno e la superficialità dei quali si era resa colpevole la commissione Grandi Rischi. Oggi più che mai», valuta, «sento tutto il dolore per l’inganno che abbiamo subìto. Queste persone erano venute all’Aquila col proposito predeterminato di rassicurarci. Gli aquilani sono stati traditi, umiliati ma non vinti».
Un epilogo che significa molto a livello personale per il tecnico Giampaolo Giulia ni che diversi giorni prima del sisma aveva cercato di allarmare sulla base della sua ricerca sul radon collegata alla sequenza sismica. «Quello che è emerso dal processo», spiega, «è che i membri della commissione avevano una grande responsabilità cui sono venuti meno. La sentenza spero possa essere d’esempio per tutta la comunità scientifica internazionale». Per Giuliani la condanna ai membri della commissione è legata non al fatto che non abbiano previsto il terremoto, ma solo «perché non hanno saputo dare la necessaria attenzione alla popolazione, fornendo anche informazioni sbagliate».
Lapidario, infine, il commento del governatore Gianni Chiodi. «Prima di dare qualunque giudizio aspetto di leggere le motivazioni della sentenza.Quindi per ora», conclude, «per me è un no comment».
©RIPRODUZIONE RISERVATA