Coca dalla Puglia a Pescara: quindici arresti

Ordinanza cautelari per i presunti componenti di due gruppi accusati di essere dediti allo spaccio di cocaina e di hashish nelle zone di Foggia, Manfredonia, San Severo e Pescara

FOGGIA. Uno stretto legame tra la criminalità organizzata foggiana e gruppi criminali dislocati sul promontorio garganico che si occupavano soprattutto della vendita di droga non solo sul mercato della provincia foggiana ma anche nella zona di Pescara: sono questi alcuni elementi emersi dalle indagini che hanno portato oggi all’arresto in Puglia di 15 persone (14 in carcere ed una ai domiciliari). L’operazione è stata fatta dagli agenti della squadra mobile della questura di Foggia in collaborazione con il Reparto prevenzione crimine e del Reparto volo di Bari, coordinata dalla Dda di Bari e dalla Procura di Foggia. Gli indagati, appartenenti a due distinte associazioni criminali interconnesse tra loro e che operavano su Foggia, San Severo, Apricena e nel territorio abruzzese, dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.

I provvedimenti restrittivi si fondano su una attività investigativa avviata negli anni 2010-2011 e costituiscono il seguito di una precedente attività investigativa conclusasi nel settembre del 2010 con l’emissione di 18 ordinanze di custodia cautelare. I gruppi - secondo quanto accertato - avevano una gestione condivisa del traffico di sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina e hashish. Il gruppo foggiano era capeggiato dal pregiudicato Giuseppe Caggiano, di 42 anni, soggetto vicino ad ambienti legati alla mafia foggiana il quale, per la commercializzazione della droga si serviva innanzitutto del cognato Gianluca Vittozzi, pregiudicato di 35 anni.

Per la vendita al dettaglio l’uomo si serviva di altri due spacciatori, pregiudicati ed arrestati anche loro. Gli approvvigionamenti della droga venivano fatti direttamente da Caggiano che riusciva ad acquistare la cocaina sempre al prezzo più vantaggioso, dai differenti fornitori garganici, tra i quali risultavano particolarmente dinamici quelli di Apricena che associavano le vendite all’ingrosso in favore della malavita foggiana, ad una altrettanto lucrosa e capillare vendita al dettaglio su Apricena e Pescara.

Il gruppo apricenese - secondo quanto accertato - era capeggiato da Nicola Ferrarelli, pregiudicato che gestiva la vendita all’ingrosso con i foggiani. «Questa operazione - ha detto ai  giornalisti il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati - denota uno stretto collegamento tra la criminalità della ’pianurà e quella della ’montagnà. Per mesi, per anni siamo stati abituati a considerare i fenomeni criminali in maniera parcellizzata o di genere. Oggi, nel terzo millennio, il modello di criminalità è un modello evoluto, una criminalit… globalizzata che si finanzia con diverse attività».

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