COME SI RILANCIA LA REGIONE INVISIBILE

Nel mare magno della globalizzazione, il piccolo Abruzzo rischia di diventare un’espressione geografica, per dirla con le crude parole del principe di Metternich. Con poco più di un milione di abitanti e un lembo di terra che sta tra le grandi regioni del Centro e il Meridione, è difficile attirare l’attenzione di chi deve destinare i mezzi e risorse ai vari angoli d’Europa e d’Italia. Per di più non abbiamo grandi città che si possano far valere e la famosa area metropolitana Chieti-Pescara-Francavilla-Montesilvano è solo un’idea come un’altra, che si scontra con l’inesorabile legge delle gelosie di campanile.

Ci sono mille segnali a dirci che questa terra viene continuamente tagliata fuori dalle opportunità di cui pure avrebbe un gran bisogno: dai treni, che al di sotto di Roma puntano sulla direttrice Napoli-Bari, alle banche, con vicende come quelle della crisi Tercas che faticano a conquistare un’attenzione nazionale, concessa invece a istituti certo non più importanti come la vicina Banca Marche. Persino le Poste hanno concentrato su Ancona attività che prima facevano base a Pescara . Per non parlare degli stranieri che vengono in Italia ad assoldare bravi giovani offrendo occupazione, ma saltando a pié pari l’Abruzzo: l’Ufficio danese del lavoro, che sta facendo un giro d’Italia per coprire posti qualificati, ha deciso che il 23 e 24 ottobre farà tappa prima ad Ancona e poi a Bari. Amen.

E allora sarebbe il caso di riflettere davvero sull’opportunità di allearsi con le Marche per creare finalmente una Regione Adriatica che non sia più il classico vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro. Una regione omogenea, popolata da gente che non ha paura di impegnarsi e lavorare, con due porti importanti (Ancona e Ortona) e due grandi aeroporti, un trampolino ideale verso l’ormai indifferibile sviluppo economico dei Balcani. Un’entità omogenea, fatta di città medio-piccole, di mare e di monti, in cui ottimizzare le risorse con centri di vera eccellenza anche per quel che riguarda due settori strategici come la sanità e i poli universitari.

Di questo, e non di piccolo cabotaggio partitico, dovrebbero occuparsi i candidati che stanno scaldando i motori per le imminenti (ma neanche poi tanto) elezioni regionali.

Non basta più il solito balletto destra contro sinistra, né ci si può arroccare sui partiti del «no» a qualsiasi nuova iniziativa. Serve uno scatto, il balzo in avanti invocato anche dal numero due della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, durante la “Notte dei ricercatori” tenuta l’altro ieri a Lanciano. «L’Abruzzo aveva fatto negli anni ’80 e ’90 un importante balzo in avanti, bisogna ritrovare quelle condizioni, quello spirito che l’avevano portata a fare quel salto». Può farlo da solo, quel salto? Val la pena parlarne seriamente. Prima della solita zuffa elettorale. Buona domenica.