Crisi dell'ediliza a Pescara, ecco i numeriI costruttori: "In due anni persi 2 mila posti"

Il presidente dell’Ance Giuseppe Girolimetti (nella foto): "Fondi da sbloccare altrimenti ce li facciamo sfuggire. Vanno stabilite regole uniformi per chi costruisce nei vari comuni dell’area metropolitana"

PESCARA. «In due anni abbiamo perso duemila posti di lavoro». A fare la drammatica contabilità della crisi che il settore edile sta vivendo a Pescara e provincia è il presidente dell'Ance regionale e provinciale Giuseppe Girolimetti. Che spiega come il combinato disposto tra la crisi dei mutui e la diminuzione dei lavori pubblici, iniziata un decennio fa, abbia avuto effetti pesanti sull'occupazione nel settore a Pescara e in Abruzzo come in tutta Italia. Una situazione difficile in cui però, dice Girolimetti, qualche margine di intervento da parte delle amministrazioni locali c'è. A patto di sbloccare quei pochi fondi che ci sono, prendere decisioni rapide e magari coinvolgere di più la popolazione nelle scelte sulle grandi opere.

«I dati della cassa edile», spiega il presidente dell'Ance, «parlano di 1.500-1.600 posti in meno rispetto al 2009. Considerando che vanno aggiunte anche le altre casse direi che siamo intorno ai 2.000 posti in meno». Per il presidente dell'Ance «Pescara resta sempre appetibile rispetto alle altre aree d'Abruzzo, ma non più ai livelli del 2001-2009 in cui gli iscritti alla cassa edile crescevano con un ritmo del 10-15% l'anno». Per Girolimetti il punto è che il settore è entrato in una doppia crisi senza precedenti. «L'edilizia cammina su due binari, il settore privato e i lavori pubblici. Di solito quando uno si ferma le imprese si tengono su grazie all'altro. Ora, per la prima volta, sono fermi tutti e due». Le cause e i numeri di questa crisi non sono pescaresi nè abruzzesi. «Per i lavori pubblici gli importi rispetto alla fine degli anni'90 sono scesi del 70%, rispetto al 2005 del 50%».

E se il pubblico piange il privato non riesce proprio a ridere. «Pescara è ancora ambita, tutti vogliono venirci, anche gli aquilani, ma c'è difficoltà a comprare perchè le banche hanno chiuso i cordoni della borsa e la gente ha paura ad investire i pochi risparmi che ha e fare un mutuo. Con i venti di crisi che ci sono è passata l'idea che il lavoro si può perdere da un momento all'altro».

In una situazione del genere i margini che restano alle istituzioni locali per aiutare la ripresa del settore sono esigui, ma per Girolimetti qualcosa si può fare. «Nel settore privato ci sono incertezze sull'interpretazione delle norme e regole differenti all'interno di un'area che ormai è unica, cioè l'area metropolitana. È mai possibile che se si passa da Pescara a Montesilvano l'altezza di un fabbricato si misuri con due criteri differenti?».

Anche per i lavori publici degli spiragli ci sarebbero. «Di soldi da spendere, certo, ce ne sono pochi. Ma quei pochi che ci sono riusciamo anche a perderli. Bisogna sbloccarli, ma per farlo ci vuole programmazione. Sui progetti pescaresi che sono in ballo in questo momento, come i parcheggi di scambio o l'area di risulta, mi sembra che ci sia incertezza. E poi la popolazione andrebbe coinvolta di più: qui non è questione di essere di un partito o dell'altro, è questione di essere cittadini di Pescara».

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