D’Alfonso, via ai processi

Si riparte dal concorso Dezio, l’ex sindaco evita l’abbreviato.

PESCARA. Luciano D’Alfonso inaugura l’autunno dei grandi casi giudiziari - Ciclone, Bussi - ma lo fa dalle retrovie, con un occhio all’udienza interlocutoria di oggi sul concorso per l’assunzione a dirigente comunale di Guido Dezio e con l’altro proiettato sul ben più importante processo per tangenti, ancora da attrezzare, che gli è costato la carica di sindaco. L’ex segretario regionale del Pd imbocca una via diversa da quella che quasi certamente sceglieranno gli altri imputati del caso Dezio. Niente strade alternative, nessun rito abbreviato e zero rischi: o proscioglimento o rinvio a giudizio con eventuale confronto nel dibattimento che sarà. In ogni caso, oggi non sarà partorita dal gup alcuna decisione.

LA STRATEGIA Una scelta non casuale, ma motivata da una precisa strategia difensiva. D’Alfonso oggi deve rispondere di abuso patrimoniale, ma sta già affilando le armi in vista della partita più importante, quella che lo vede imputato di concussione e che può compromettere o rilanciare future carriere politiche. Perché è sulle presunte dazioni, sui conti correnti rimasti fermi per mesi, sugli appalti sospetti, sui rapporti ritenuti troppo stretti con alcuni imprenditori, che l’ex sindaco è chiamato a fare chiarezza.
L’accusa da cui deve difendersi oggi, non lontana dalla prescrizione per colpa di incredibili inceppamenti della macchina giudiziaria, rappresenta di fatto un “preliminare” di confronto con la procura sul quale D’Alfonso non intende scivolare affrontando un rito abbreviato.
Arrivare davanti al gup per difendersi dall’accusa di tangenti, con un’eventuale condanna sulle spalle significherebbe partire in posizione di svantaggio rispetto alla procura, un handicap che la difesa, rappresentata dall’avvocato Giuliano Milia, non intende concedere. Di qui, la scelta di adottare ancora un basso profilo.

L’UDIENZA DI OGGI
Eppure, per un paradosso della giustizia, l’udienza preliminare fissata per oggi alle 12 rappresenta l’inchiesta più tormentata che ha riguardato D’Alfonso, perché è quella conclusa in un battibaleno - un mese e mezzo di indagini - e arenatasi per una mancata notifica per oltre 14 mesi.
Un tempo abnorme, tanto da finire oggetto di un’interrogazione da parte del senatore del Pdl Andrea Pastore al ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha chiesto una relazione sull’accaduto. Per il sindaco, per il suo ex braccio destro Dezio, nonché per Vincenzo Montillo, Paola Di Marco e Carlo Montanino, che hanno fatto parte della commissione per il concorso da dirigente amministrativo, il pm Paolo Pompa ha firmato il 3 febbraio la richiesta di rinvio a giudizio dopo un’attesa obbligata lunga 430 giorni.

LA TELEFONATA Un’infinità, alla quale ha posto termine solo l’intervento in prima persona del procuratore Nicola Trifuoggi, che ha telefonato dal suo ufficio al quinto piano del palazzo di giustizia per sollecitare la consegna dell’avviso di conclusione delle indagini all’ex segretario generale del Comune Montillo. L’inchiesta si è conclusa il 16 novembre 2007 con la contestazione a D’Alfonso di un presunto abuso patrimoniale, che si sarebbe concretizzato favorendo l’assunzione a un livello superiore del suo uomo di fiducia.

LE ACCUSE Secondo il pm, l’ex sindaco avrebbe violato le norme sull’ordinamento degli enti locali che consentono la costituzione, a tempo determinato, di uffici di supporto agli organi di direzione politica. Per la procura, il posto assegnato a Dezio non era da «staff», bensì da capo di un settore vero e proprio del Comune.
Inoltre, per l’accusa, non c’erano i requisiti richiesti per la qualifica da ricoprire. Dai fatti contestati sono già trascorsi cinque anni. Altri due e l’accusa di abuso patrimoniale a carico dell’ex sindaco sarà estinta. Una conclusione che probabilmente non auspica neppure D’Alfonso. Il quale, se verrà rinviato a giudizio, farà a tempo ad affrontare il solo processo di primo grado.
A Dezio, invece, il pm contesta di aver dichiarato il falso per aver attestato alla commissione di aver ricoperto incarichi dirigenziali per cinque anni (dal 2000 al maggio 2003 alla Regione e dal giugno 2003 al novembre 2004 al Comune). Dezio sarà assistito dagli avvocati Medoro Pilotti Aielli e Marco Spagnuolo.

LA COMMISSIONE Montillo, Di Marco e Montanino, difesi da Augusto La Morgia, sono accusati di abuso in concorso, prima per aver ammesso Dezio alla prova d’esame e poi per aver approvato la graduatoria finale che lo dichiarava vincitore.
Sarà il gup Guido Campli a presiedere l’udienza di oggi, la seconda dopo che lo scorso giugno la solita omessa notifica all’incolpevole Montillo ha fatto saltare tutto. Sarà udienza breve, il tempo di verbalizzare le richieste di rito abbreviato per i componenti della commissione e, molto probabilmente, anche per Dezio, tornato al lavoro come dirigente comunale prima delle elezioni. Poi, verrà fissata una nuova data, probabilmente a gennaio, per la discussione.

INCONTRO PUBBLICO L’abbreviato non riguarderà dunque l’ex sindaco arrestato lo scorso 15 dicembre per presunte tangenti, tornato in libertà alla vigilia di Natale e dimessosi all’inizio dell’anno per motivi di salute. E da allora chiuso in un silenzio che sarà rotto solo il 13 novembre, quando l’ex sindaco di Pescara sarà protagonista di un incontro in programma al convitto Mario Pagano di Campobasso, che avrà come tema il governo del territorio. Sarà la prima uscita pubblica dalla tempesta giudiziaria di 10 mesi fa, che ha riportato la città al voto. In attesa di cominciare a regolare i conti con la giustizia.