D’Attanasio riparte per l’Italia, arriva il rimpatrio dopo 5 anni: «Voglio rivedere mio figlio»

Il velista pescarese, scarcerato il 30 luglio in Nuova Papa Guinea, è atteso per domani a Fiumicino Sarà ricoverato a Roma per le sue precarie condizioni di salute. Il legale è partito ieri per Singapore
PESCARA. Carlo D’Attanasio sta per rientrare in Italia. Domani alle 8 sarà all’aeroporto di Fiumicino, per poi essere direttamente ricoverato in una struttura ospedaliera di Roma, a causa delle sue gravi di condizioni di salute. La conferma arriva dall’avvocato Mario Antinucci, partito ieri per raggiungere Singapore, primo scalo dalla Nuova Papua Guinea, proprio «per andare a prendere il suo assistito». Un viaggio cui il legale aveva accennato all’indomani della sentenza di Appello, quando la Suprema Corte di Giustizia del paese oceanico ha assolto, con formula piena e per assenza di prove, il velista pescarese, di 56 anni, dall’accusa di riciclaggio quale profitto del traffico internazionale di droga. D’Attanasio è dunque tornato libero a distanza di cinque anni dopo l’arresto in Nuova Papua Guinea, avvenuto ad agosto 2020. Qui è arrivato in barca a vela ed è finito in carcere dopo lo schianto di un’aereo sull’isola contenente 611 chilogrammi di cocaina. In primo grado era già caduta l’accusa del narcotraffico. D’Attanasio, rinchiuso per i primi due anni di detenzione nel duro carcere di Bomana, si è sempre battuto per la sua «innocenza». Nel 2022 gli è stato diagnosticato il tumore al colon e così è stato trasferito in una struttura sanitaria. Nell’ultimo periodo è stato nell’ospedale della capitale, a Port Moresby.
Malato oncologico al quarto stadio, sta per tornare tramite un volo di linea, ma con medici a bordo, perché le sue condizioni non gli consentono di affrontare un viaggio di 18 ore senza alcun supporto.
Ecco perché Antinucci, legale del foro di Roma, intervenuto solo in Appello assieme al collega papuense David Dotaona, ha deciso di raggiungere Singapore per accompagnare D’Attanasio a Roma.
«Oggi (ieri ndr) è stata una giornata particolarmente dura. Sono molto stanco, a pezzi», dice il velista, proprio nel giorno in cui ha avuto la certezza del suo effettivo rientro in Italia, non nella sua città, ma nella Capitale. È ancora timoroso e fino a quando non poggerà i piedi nel suo Paese, non sarà tranquillo. «Domani (oggi ndr) spero di partire». In Italia, ad attenderlo, sia la compagna che il figlio di 8 anni, che non abbraccia da quando è nato, ma con il quale ha riallacciato i rapporti via telefono. I suoi viaggi intorno al mondo e l’arresto lo hanno portato a condurre una vita distante dagli affetti, «ma ora ho voglia di rivedere mio figlio», aveva confessato nella precedente intervista rilasciata poco dopo la sentenza di Appello. Deve però essere ricoverato in un ospedale di Roma. Negli ultimi tempi, in Nuova Papua Guinea, ha seguito una cura sperimentale, che gli ha permesso di stare un po’ meglio.