Degrado e crimine, viaggio nel rifugio dei tossici a Pescara

I due edifici commerciali mai finiti in via Tiburtina sono invasi dai tossicodipendenti. Dopo il fallimento dell’impresa costruttrice nessuno interviene

PESCARA. Avrebbe dovuto essere un «parco commerciale» di oltre 10 mila metri quadrati: negozi e uffici, forse qualche loft, lungo via Tiburtina per sfruttare la «fiscalità di vantaggio» della zona franca urbana nella periferia di Rancitelli. E invece, con l’impresa Mediterranea Life in fallimento per quasi tre milioni di euro di debiti, gli scheletri di cemento sono diventati la casa della droga: gli edifici mai completati tra via Tiburtina e via Salara Vecchia sono stati invasi dai tossicodipendenti. Tende da campeggio, materassi, divani e poltrone presi dai cassonetti della spazzatura e tavolini: una zona di degrado, un quartiere nel quartiere circondato dai palazzi che hanno cambiato il volto di una parte di Villa del Fuoco.

Con il parco dell’Infanzia murato e ancora chiuso dopo le prime incursioni dei vandali risalenti a 7 anni fa e gli incendi senza colpevoli scoppiati nei locali costati quasi 300 mila euro, ecco che i tossicodipendenti hanno cambiato il loro punto di arrivo: il centro direzionale mai nato. Sui progetti del 2011, gli edifici sono forme geometriche protese tra strada e cielo; nella quotidianità del 2016, spiega una perizia dell’ingegnere Luciano De Gregorio chiamato dal tribunale durante un tentativo di concordato della Mediterranea Life poi bocciato, «i lavori sono fermi e le opere realizzate riguardano solo le strutture in cemento armato e la copertura».

Il punto di partenza, quello in cui si acquista la droga, è sempre lo stesso: il negozio abruzzese di eroina e cocaina resta in via Tavo, nelle case popolari del Ferro di Cavallo. Qui, arrivano i clienti pescaresi e anche i tossicodipendenti della provincia e delle altre zone d’Abruzzo: dagli alloggi popolari si smercia droga a basso prezzo e, come nel quartiere napoletano di Scampia, anche Rancitelli offre la possibilità di consumarla sul posto: qualcuno lo fa davanti al recinto del parco dell’Infanzia, mentre la maggior parte cammina per 300 metri nelle traverse di via Tavo e, poi, si infila nel cantiere dimenticato attraverso la recinzione spaccata: i controlli di polizia e carabinieri non si contano più, ma la processione non si ferma nei fabbricati senza pareti e con i vetri distrutti.

Dalle finestre degli uffici che si affacciano sul mostro della Tiburtina, si vede ogni movimento. Lo sanno anche i circa 130 dipendenti della Sgb Humangest Holding tanto da spingere il direttore generale Gianluca Zelli a sollecitare un intervento del Comune, delle forze dell’ordine e della Asl. Dopo lo sgombero di un anno fa, però, tutto è tornato come prima e l’Humangest ha dovuto assumere una guardia privata per assicurare tutela al proprio personale e accompagnare, tra le 17 e le 21, alle auto chi ha paura.

Alle 13 di ieri una decina di persone occupa gli edifici: qualcuno è nascosto nelle tende; qualcuno si prepara la dose seduto per terra senza neanche nascondersi; un altro si abbassa i pantaloni, si inietta la droga nella parte bassa del ventre, poi, si riveste, sale sulla bicicletta e se ne va. I fantasmi che vagano lunga la Tiburtina arrivano sempre qui: dopo una dose, una ragazza con un cappotto arancione è in piedi e resta immobile per almeno 10 minuti. Tra i rifiuti, c’è anche uno scooter, ormai ridotto a un telaio e due ruote, a terra un’autoradio e borsette: i reati alimentati dal mercato della droga, furti e scippi, vengono a morire qui.

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