Di Mattia: criminalità non abbassiamo la guardia

Dopo l’allarme lanciato dal pm Varone sulle infiltrazioni in città interviene il sindaco: attenti alle conseguenze della crisi economica

MONTESILVANO. «Negare il problema dei rischi legati all'infiltrazione di criminalità organizzata in un territorio di confine come il nostro sarebbe controproducente per tutta la comunità». Così il sindaco di Montesilvano, Attilio Di Mattia, a qualche giorno dall'incontro pubblico con il sostituto procurato di Pescara, Gennaro Varone, organizzato in città in occasione dell'anniversario della strage in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i membri della sua scorta, torna sull'argomento criminalità.

Nel corso della serata, durante la quale lo stesso Varone ha confermato che la città adriatica non è sicuramente una zona franca e che, al contrario, più volte è stata teatro di azioni criminali o evidenti episodi di corruzione, il primo cittadino aveva dichiarato: «Noi sindaci siamo visti come potenziali obiettivi di pressioni di ogni tipo». Di Mattia torna sull'argomento specificando: «Non mi riferisco alla mia esperienza da primo cittadino, ma ci sono sindaci che per difendere la legalità hanno perso la vita. Io personalmente non ho mai ricevuto pressioni o contatti di malavitosi», continua il sindaco. «Questo, però, non mi fa abbassare la guardia, soprattutto in una prospettiva futura. Abbiamo a che fare, infatti, con una grave crisi economica e sociale alla quale le istituzioni non riescono a dare risposte concrete e qualcun altro, invece, è disposto ad offrirle». Oltre al ruolo fondamentale rivestito dalla forze dell'ordine, secondo Di Mattia, «per scongiurare il rischio di infiltrazioni c'è bisogno di trasparenza, partecipazione e rispetto delle regole».

A intervenire sul tema delle infiltrazioni mafiose a Montesilvano anche l'esponente di «in movimento per i beni comuni. Rifondazione comunista-Verdi», Corrado Di Sante. «Montesilvano per lungo tempo è stato luogo di soggiorno obbligato per numerosi affiliati alla criminalità organizzata», sottolinea Di Sante, «lo sviluppo edilizio degli ultimi decenni, l’intreccio delittuoso tra affari e politica, la permeabilità del tessuto economico, la strategicità della costa adriatica per il traffico di droga hanno determinato una forte infiltrazione di cui la cittadinanza e le forze politiche non hanno alcuna consapevolezza».

L'ex candidato sindaco ricorda alcuni esempi di cronaca a testimonianza delle infiltrazioni, come la residenza in città di «Francesco Rosmini, affiliato alla ’ndrangheta e accusato di diversi omicidi» o di «Guido Paolilli, ex poliziotto ritenuto vicino a Bruno Contrada e accusato di aver depistato l’inchiesta sulla morte di Nino Agostino».

E ancora la presenza in città del boss della camorra Salvatore Puccinelli, di Andrea Russo del gruppo Piarulli-Ferraro e di Leonard Tresa, ricercato dalla Dia di Bari, arrestato qualche giorno fa, ma già in manette nel 2009 a Montesilvano. Tra gli interventi proposti da Di Sante, la segnalazione visibile dei beni confiscati, l'adesione ad Avviso pubblico e la collaborazione con Libera, e una maggior rigidità delle norme sugli appalti.

Antonella Luccitti

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