Dipendente aggredito, allarme in ospedale

Paziente dà in escandescenze contro Renzetti, responsabile dell’ufficio Cartelle cliniche: «Ho fatto in tempo a ripararmi»
PESCARA. «Ha cominciato a inveire contro la collega, a sbattere i pugni sulla mensola protestando che era già venuto tre volte in ospedale e a quel punto, mentre stavo rientrando, mi sono avvicinato prima che rompesse il vetro». È la scena descritta dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia Mauro Renzetti che venerdì scorso, sul posto di lavoro come responsabile dell’ufficio Cartelle cliniche in ospedale, al piano terra (ingresso visitatori), è stato aggredito da un paziente. L’ennesima violenza contro il personale che quotidianamente si trova a fronteggiare la rabbia e l’esasperazione di chi si imbatte in lungaggini e attese.
«Episodi di questo genere sono frequenti», dice infatti Renzetti, che all’ospedale lavora da 23 anni, «ma una cosa del genere non mi era mai successa». La prognosi, dopo l’aggressione subita, è di sette giorni per la contusione riportata sul dito della mano sinistra ma, come racconta lui stesso, poteva andargli molto peggio: «Ho fatto in tempo a proteggermi con la mano, altrimenti mi stava colpendo in volto. D’altra parte solo quello possiamo fare di fronte a queste situazioni: tentare di difenderci».
A scatenare la violenta reazione dell’uomo, che secondo una prima ricostruzione sarebbe già noto alle forze dell’ordine, sarebbe stata l’attesa per un documento. «Era esagitato», riferisce Renzetti, «ha detto di essere venuto già due volte, ma non è colpa nostra se esiste una procedura da rispettare. Pretendeva subito il certificato del pronto soccorso, avendo già fatto la richiesta qualche giorno fa, e quando la collega gli ha detto che c’era un altro passaggio da fare è andato su tutte le furie. Quando io mi sono avvicinato ha continuato a inveire, fino a quando non mi ha colpito e io mi sono riparato con la mano. Poi è arrivata la vigilanza e lui è scappato. È arrivata anche una pattuglia della polizia, ma lui era già andato via. Certo, non è successo alla fine nulla di grave, ma episodi di questa violenza non ci erano mai capitati finora. Il disappunto delle persone lo comprendiamo, vengono da operazioni, problemi di salute. Le capiamo e cerchiamo di parlarci, di aiutarle come possiamo, ma ci sono le procedure da rispettare e non è colpa nostra, anche se è normale che se la prendano con noi che siamo i loro diretti referenti. Ma in questo caso la persona è venuta prevenuta, qualsiasi cosa gli avesse detto la collega, sarebbe scattato. È venuto proprio con l’intenzione di litigare. La sicurezza è intervenuta in tempi rapidi», conclude Renzetti, «ma queste sono situazioni che durano pochi secondi, è un attimo. Io ho due dita bendate, nulla di grave, ma potrebbe succedere di nuovo a chiunque, qui in ospedale». (f.bu.)
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