Dipendente Poste laureato a 51 anni: «Mia moglie mi ha dato la spinta per studiare»

Lo scorso 23 ottobre Di Renzo ha discusso una tesi dal titolo “Il linguaggio e l’evoluzione comunicativa del Vaticano dal Novecento ad oggi”. Relatore è stato il docente Leonardo Terrusi, cattedra di Linguistica italiana
PESCARA. Non è mai troppo tardi per laurearsi. Lo sa bene Pierpaolo Di Renzo che, a 51 anni, ha appena conseguito la laurea in Scienze della comunicazione all’università di Teramo. Il “neo dottore” non è uno studente fuori corso giunto finalmente al traguardo, ma un lavoratore che tre anni fa ha deciso di iscriversi all’università e ora ha concluso – nei tempi – il percorso triennale. È un dipendente di Poste italiane e lavora nel Centro operativo di Pescara come addetto produzione. «In realtà all’università», spiega Di Renzo, «mi ero iscritto la prima volta subito dopo il diploma. Avevo scelto Filosofia a Chieti e avevo dato anche diversi esami, ma poi ho dovuto lasciare. Tre anni fa la spinta decisiva è venuta da mia moglie Alfonsina, tra l’altro anche lei dipendente di Poste e laureata in Economia alla Bocconi. È stata un’autentica musa ispiratrice».
Lo scorso 23 ottobre Di Renzo ha discusso una tesi dal titolo “Il linguaggio e l’evoluzione comunicativa del Vaticano dal Novecento ad oggi”. Relatore è stato il docente Leonardo Terrusi, cattedra di Linguistica italiana. La tesi, dedicata alla moglie, contiene anche un’intervista a monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede.
Per conciliare studio e lavoro, il dipendente ha usufruito dei permessi garantiti ai “lavoratori studenti”: Poste italiane prevede permessi retribuiti nella misura massima di 150 ore biennali. «Devo molto ai direttori del Co di Pescara che si sono succeduti in questi tre anni: Alessandro Sabatini e Luca Muscariello. Entrambi mi hanno incoraggiato». Poi, un messaggio agli studenti e a chi, oggi non più in età tipicamente universitaria, ha dovuto rinunciare a proseguire gli studi: «Crederci sempre, mollare mai. Io voglio proseguire con la magistrale».

