Dirigente anticorruzione alla Asl i sindacati: operazione di facciata

Polemica per il concorso bandito da D’Amario, Marcucci (Uil): «Un modo per regalare un incarico» Farina (Cisl): «Più responsabilità ai funzionari». Petrini (Cgil): «Atto dovuto e procedura trasparente»
PESCARA. I sindacati della sanità, tutti tranne uno, dicono no al dirigente anticorruzione alla Asl: «L’idea del direttore generale Claudio D’Amario mi sembra un modo per prendere le distanze da una serie di inchieste giudiziarie che hanno colpito la Asl», dice il segretario provinciale della Fials Gabriele Pasqualone. «Mi sembra il solito modo per regalare qualcosa a qualcuno, al dì là della stima verso D’Amario», sottolinea Francesco Marcucci, segretario provinciale Uil-fpl, «non mi sembra il rimedio ai mali della sanità: sarebbe meglio controllare le gare d’appalto, i ribassi d’asta, le assegnazioni e le commissioni». «Un dirigente della Asl che controlla gli altri dirigenti? Non è affatto logico», per Antonio Argentini a capo del sindacato degli infermieri Nursind, «mi pare un’operazione di facciata necessaria a curare l’immagine della Asl mentre invece i problemi noti restano sempre senza soluzione come le delibere che continuano a non essere pubblicate sul sito Internet della Asl quando a Chieti, Teramo e L’Aquila non è così».
Al centro dell’ultima polemica sulla sanità pescarese c’è il concorso avviato da D’Amario – sulla scorta di un provvedimento del ministero della Funzione pubblica – per un incarico di responsabile anticorruzione da affidare a un dirigente interno, a costo zero ma con possibilità di «retribuzione» in caso di «risultati positivi». Davide Farina, segretario regionale Cisl-fp, dice: «Al di là delle buone intenzioni, se un’azienda non riesce da sola a prevenire il fenomeno della corruzione significa che l’organizzazione del lavoro è lacunosa oppure che i dirigenti, quelli che per contratto hanno il compito di supervisionare il lavoro dei dipendenti, non fanno il proprio dovere fino in fondo. Per noi», sottolinea Farina, «è necessario responsabilizzare di più i dirigenti ma la strada non è quella di creare una sovrastruttura con tanti colonnelli e pochi soldati. Ecco perché un supervisore in questo campo ci sembra paradossale: alla Asl non c’è bisogno di uno sceriffo».
L’operazione pulizia avviata da D’Amario con la delibera 317 ha gli obiettivi di evitare rapporti perversi tra le imprese e i dipendenti che assegnano appalti e cancellare comportamenti sospetti negli enti della Asl, proprio quelli che assicurano gettoni di presenza. Ci sono 20 giorni di tempo per presentare le candidature, a condizione di non aver riportato né condanne penali né provvedimenti disciplinari e di non guidare l’ufficio Contratti e l’ufficio Gestione del patrimonio. «Ma, secondo noi, il candidato ideale», afferma Nicoletta Di Nisio della segreteria provinciale Fials, «non deve aver avuto rapporti contrattuali con soggetti o figure professionali esterne oppure essere stato inquadrato in settori della Asl con competenze in queste scelte da almeno 5 anni».
Voce fuori dal coro quella di Massimo Petrini, segretario provinciale Cgil-fp: «È una norma statale che prevede questo incarico e, poi, non si tratta di una nuova assunzione ma, all’interno delle risorse dirigenziali della Asl, D’Amario dovrà individuare la competenza migliore. Messa così,il direttore generale non poteva fare diversamente ma, spero, che la sua sia una scelta idonea altrimenti staremmo qui a prenderci in giro. Suppongo che una figura del genere», dice Petrini, «debba avere una preparazione giuridica e amministrativa e non di tipo medico. Comunque, la procedura adottata finora è trasparente: controlleremo che continui ancora così».
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