Dodici Comuni fanno ricorso contro il cda dell'Aca

Contestate le nomine della politica: Pianella, Atri, Bisenti, Elice, Collecorvino, Catignano, Scafa, Moscufo, Brittoli, Cappelle Sul Tavo, Arsita e Civitella Casanova si appellano al Tribunale delle imprese dell'Aquila

PIANELLA. Il Comune di Pianella si costituisce davanti al Tribunale delle Imprese dell'Aquila contro la nomina del nuovo Cda, presieduto da Luca Toro, che da alcuni mesi è al timone dell'Aca in house providing, gestore del servizio idrico. Deliberato dalla giunta del sindaco, Sandro Marinelli, a fine dicembre, con incarico legale affidato all'avvocato Francesco Grilli, il ricorso sulla presunta illegittimità della recente elezione del vertice Aca è stato presentato insieme ai Comuni di Atri, Bisenti, Elice, Collecorvino, Catignano, Scafa, Moscufo, Brittoli, Cappelle Sul Tavo, Arsita e Civitella Casanova.

Nell'azienda acquedottistica Aca, interamente pubblica e con divieto di cedere azioni ai privati, il Comune di Pianella è titolare di una delle 69 azioni della società, per un valore di 10mila 922,32 euro, pari al 1,44% del capitale sociale. Complessivamente, i 12 Comuni ricorrenti detengono il 17,39% delle quote azionarie Aca, pari a 131mila 68 euro. L'assemblea della società per il cda, subentrato all'amministratore unico Vincenzo Baldassare, si è svolta l'8 ottobre. L'elezione del vertice societario è avvenuta con 37 Comuni favorevoli e 3 contrari. Oltre al presidente Toro, sono stati eletti i consiglieri Mirco Velluto e Giovanna Brandelli.

Al momento della votazione, il Comune di Pianella era assente per avere, in precedenza, abbandonato la seduta non condividendo la decisione di procedere alla designazione di un cda di tre componenti, al posto dell’amministratore unico. Secondo l’amministrazione pianellese, la votazione del nuovo cda sarebbe dunque illegittima, perché la giunta Marinelli ritiene che l'elezione non sia regolare in quanto non è stato ancora pubblicato il decreto del presidente del Consiglio dei ministri per la definizione dei criteri in base ai quali, «per specifiche ragioni di adeguatezza organizzativa, l' assemblea di una società a controllo pubblico può decidere di essere amministrata da un cda anziché da un amministratore unico».

In mancanza di quel decreto, a capo dell'Aca, secondo i ricorrenti, avrebbe dovuto essere nominato un solo dirigente e non tre. La parola passa al Tribunale delle Imprese.

Gabriella Di Lorito

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