Dolore per la morte di Gianni Colangeli, fratello di una delle vittime di Rigopiano: «Lottatore silenzioso»

Dopo l’udienza a Perugia, la tragedia. Sotto choc gli altri familiari del Comitato che lo avevano salutato poco prima: «Siamo profondamente scossi, ci lascia un caro amico»
PERUGIA. Rigopiano come una maledizione, una croce che non finisce e non dà tregua. Alle 29 vittime della tragedia, da ieri si aggiunge anche Gianni Colangeli, 51 anni di Farindola, fratello maggiore di Marinella, la responsabile della spa del resort spazzato dalla valanga il 18 gennaio del 2017 e morta con gli altri colleghi e ospiti. Colangeli, 51 anni, padre di due figli, si è sentito male proprio a Perugia, dopo essere uscito dall’udienza dell’Appello bis.
Il tempo di riabbracciare la grande famiglia del comitato vittime, in cui il papà Nicola ha sempre messo anima e cuore, e poi il malore improvviso appena risalito in macchina, con la moglie Valentina che in una frazione di secondo ha avuto i riflessi di prendere il controllo del volante, evitando conseguenze ancora peggiori. Per poi chiamare disperata i soccorsi. Ma niente da fare, Gianni è morto all’ospedale di Perugia. Lascia la moglie, i figli Daniele e Gioia, di 15 e 13 anni, e la sorella Antonella, già provata come il resto della famiglia dalla scomparsa di Marinella, a sostenere i genitori Nicola e Iole, sempre più indeboliti dagli anni e dal dolore. Fino a questo ultimo.
«Ci ho parlato a mezzogiorno», dice sgomento Fabio Salzetta, uno dei sopravvissuti che sotto la valanga ha perso la sorella Linda. «L’ho chiamato per sapere com’era andata l’udienza, mi ha detto che era appena finita, mi ha aggiornato. Era cordiale come sempre, com’era lui, sorridente». E poi con infinita amarezza: «Questa è un’altra botta per la famiglia, per la moglie, i figli, non ci sono parole, non ci si può credere a tutto quello che è successo. È fuori dal normale». Ed è rabbia mista a dolore quella che cresce nell’animo di chi ha vissuto questi quasi nove anni a rincorrere udienze, a implorare giustizia, a farsi forza a vicenda e a crederci comunque, sempre e solo per loro. Per Marinella e tutti gli altri.
Per questo anche ieri mattina Gianni era lì a Perugia, per dare voce alla sua Marinella e, sì, anche per far stare tranquillo il papà Nicola che stavolta così lontano non era potuto andare. «Gianni era la forza della famiglia, una colonna, per tutti», dicono ora a Farindola, sotto choc per l’ennesima tragedia che ha colpito la famiglia Colangeli, Nicola ex autista della gestione governativa e Iole, titolare della edicola-tabaccheria del paese.
Ieri mattina, dopo l’udienza, dopo il saluto al bar con gli altri del Comitato, Gianni era risalito in macchina con la moglie per cercare un ristorante: il programma era di restare fino a oggi da alcuni amici, una piccola parentesi per colorare appena un po’ quell’odioso appuntamento col dolore. Due giorni “rubati” al lavoro, all’impresa che gestiva con due soci, la Europittura con sede a Penne e lavori in tutta la provincia. E invece, l’epilogo più inaspettato e proprio dopo l’ennesima udienza seguita anche se così lontana, per dare voce a chi, come Marinella e tanti altri, in quei giorni di apocalisse, con l’Abruzzo sotto la neve, ci andarono comunque a lavorare nell’albergo già rimasto isolato due anni prima.
«Una notizia improvvisa, inaspettata, che ci lascia profondamente scossi e senza parole», scrivono in serata i familiari del comitato Vittime, alcuni dei quali, nella tarda serata di ieri, appena saputa la notizia si sono precipitati nuovamente a Perugia, per stare vicino ai familiari di Gianni. «Purtroppo ci ha lasciati non solo un caro amico, ma un vero membro della nostra grande famiglia di Rigopiano», scrivono sulla pagina Facebook. «Un lottatore silenzioso, un uomo dal cuore grande, che ha donato tutto se stesso anche alla causa del nostro Comitato. Sempre presente, sempre disponibile, sempre al nostro fianco, con quella sua forza discreta, con quella sua eleganza d’animo che non aveva bisogno di parole. Oggi quel guerriero non c’è più. E il vuoto che lascia è profondo. Alla sua famiglia, già duramente provata da anni di dolore e sofferenza, esprimiamo il nostro abbraccio più sincero e le più sentite condoglianze. Che Gianni possa finalmente riposare in pace. E che il suo esempio resti con noi».
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