L’editoriale

I demoni di un assassino

10 Ottobre 2025

L’editoriale del direttore sul femminicidio di Lettomanoppello: «Tutti i diavoli della vita di Antonio hanno iniziato a ballare insieme nella sua testa, portandolo a uccidere la donna che lo ha amato davanti a un minore»

La cronaca nera, oggi, purtroppo non ci incuriosisce per qualche malinteso voyeurismo. Ci interessa quando ci racconta – come nel caso di Lettomanoppello – i mali endemici che turbinano scomposti, come una tempesta di veleni, nella religione del nostro tempo. Sembra quasi che Antonio Mancini, 69 anni, ex detenuto, malato tumorale, istrionico e feroce, ex bello degli anni Sessanta che conquista una ragazza di buona famiglia (chiaramente squilibrato) sia riuscito a riassumere nella sua figura, e nel suo gesto disperato e violento, tutte le possibili follie di questa epoca: Antonio, infatti, si porta addosso il sottotesto ancestrale del femminicida che spara alla moglie (anche se dice di volerle bene), incarna perfettamente la postura dello stragista americano che spara nel mucchio perché questa è l’unica cosa che apparentemente sazia la sua rabbia (strage evitata per miracolo e per bravura delle forze dell’ordine), diventa rappresentante perfetto di un fondamentalismo fanatico da perfetto “hater” della rete, perché cercava qualcuno da uccidere che avesse a che fare con l’eternit, per addossargli la responsabilità del suo calvario oncologico ospedaliero. Nelle ultime ore prima del raptus, diceva di voler uccidere persino il comandante dei carabinieri del paese perché lo considerava rappresentante colpevole dell’amministrazione pubblica che (e menomale) gli aveva ritirato la patente, proprio a lui che, per pigrizia, è fuggito su una motoretta da finto invalido. E qui, dunque, il demone che si accende è quello senza tempo, dell’anti-Stato ribelle e nichilista. Ma alla fine c’è l’ultimo campanello di allarme che temo ignoreremo, perché in Italia si rifugge sempre dai problemi più importarti che richiedono soluzioni complesse o costose. Se la nostra società non fosse abituata a fingere che il disagio mentale non esistesse, Antonio oggi sarebbe in un centro di sostegno psichiatrico, in una stanzetta, controllato da terapie farmacologiche adeguate, represso nei momenti di crisi, portato a spasso in quelli di pace. Reso innocuo. E sua moglie Cleria sarebbe tranquilla e sicura, a spasso con il suo nipotino. Invece, siccome preferiamo non preoccuparci del male oscuro che divora anime, nei piccoli centri come nelle metropoli, ieri tutti i diavoli della vita di Antonio hanno iniziato a ballare insieme nella sua testa, portandolo a uccidere la donna che lo ha amato davanti a un minore, e a sparare nel bar che lo ha ospitato nei suoi anni di normalità come se fosse in un saloon del Far West. Leggete questa storiaccia nera di Lettomanoppello, dunque, ma sapendo che non è una follia imprevedibile, non è un incubo che non ci riguarda. È piuttosto la fotografia di un mondo che abitiamo: un universo parallelo fatto di uomini che sono come buchi neri e che, quando si rompe il controllo del legame sociale, si guardano nello specchio senza riconoscersi più. Uomini che da quel momento gettano la maschera che li ha contenuti per una vita, e a quel punto sono pronti per diventare assassini seriali.