Don Emilio, il parroco-ristoratore: serve ai tavoli per aiutare i poveri

17 Dicembre 2014

Il prete ha acquistato la vecchia Locanda del Rigattiere in via Di Vestea a Pescara. Insieme a lui lo chef Giorgetti: l’incasso di pranzi e cene sarà destinato ai bisognosi di Porta Nuova

PESCARA. E’ una storia natalizia a tutti gli effetti. Un sacerdote di provincia, da sempre vicino agli ultimi, si spoglia della toga talare per indossare il grembiule e servire ai tavoli. Ad aiutarlo è la sensibilità di un amico d’infanzia chef, che rinuncia a un lavoro sicuro e garantito per rilevare un ristorante in difficoltà economica e dare lavoro a due persone salvate dalla strada. Poi, con i proventi della nuova attività, si aiutano i poveri della Caritas parrocchiale quotidianamente alle prese con le bollette da pagare e la famiglia da sfamare.

Succede a Pescara, in un angolo di Porta Nuova. Loro sono don Emilio Lonzi e Paolo Giorgetti, abruzzese il primo e toscano il secondo. L’idea è quantomeno insolita: da qualche settimana hanno messo insieme i soldi e fondato una società che ha acquistato la vecchia Locanda del Rigattiere in via Di Vestea, un’attività storica che stava soccombendo a causa dei debiti. Il locale da 50 posti a sedere, completamente in legno, con volte a cielo di carrozza e mattoni a vista, è stato ribattezzato la Locanda del cuore, perché di cuore e coraggio ce ne vuole tanto per trasformarsi in imprenditori e mettere su dal nulla un’attività senza scopo di lucro.

«Abbiamo seguito alla lettera uno degli insegnamenti di papa Francesco», racconta serafico don Emilio, 50 anni all’anagrafe e 25 di sacerdozio, «il pontefice ci dice sempre di non avere paura di andare nelle periferie per diffondere il messaggio evangelico. Alla mia parrocchia vengono a bussare sempre tantissime persone in difficoltà. Noi in genere possiamo fare poche cose come pagare le bollette o comprare un pacco di viveri, ma non riusciamo a risolvere davvero i problemi delle famiglie. Mi sono sempre chiesto come fare per dare di più. Adesso una piccola soluzione l’ho trovata, perché intanto ho assunto due persone e di questi tempi non è poco».

La Locanda del cuore, in via Di Vestea al civico 20, aprirà i battenti domani «permessi della Asl permettendo», specifica il sacerdote. Con uno sforzo economico e tanto lavoro di gomito per ripulire centimetro dopo centimetro i tavoli e i mobili in legno del locale, si è riusciti ad aprire al pubblico questa impresa commerciale sui generis e al tempo stesso a dare lustro a una delle botteghe più antiche di Porta Nuova.

I prezzi sono contenuti: menù di carne a 10/12 euro a pranzo, cucina più ricercata la sera e pesce su richiesta. I piatti nascono dalla mescolanza tra la tradizione toscana e quella abruzzese. Una caratteristica dello chef Giorgetti, livornese di nascita e fiorentino di adozione, prima di trasferirsi in Abruzzo dove fino a una manciata di settimane fa ha lavorato nel resort a quattro stelle di Villa Immacolata, a San Silvestro. I ricavi, con l’eccezione degli stipendi dei dipendenti, saranno devoluti interamente alla piccola realtà della Caritas parrocchiale. «Sono parroco di tre chiese: Cuore Immacolato di Maria, Santa Caterina da Siena e Gesù Maestro», aggiunge don Emilio, «ho deciso di diventare imprenditore non perché abbia qualche velleità di guadagno, ma per fare qualcosa per chi non ha nulla a parte le elemosine. Chi viene da noi deve sapere che partecipa ad aiutare i tanti che ne hanno bisogno. Mi piace citare un proverbio: se a un povero regali un pesce non risolvi nulla, ma se gli insegni a pescare allora puoi cambiare davvero la sua vita».

Nelle sue giornate don Emilio continuerà a officiare la messe e seguire le incombenze delle tre chiese pescaresi, ma nel tempo libero non rinuncerà a indossare il grembiule per servire ai tavoli del ristorante o dare una mano in cucina. «Se sono in sala», aggiunge a botta sicura, «mi metto al lavoro: non mi tiro certo indietro». E chissà se tra una pietanza e l’altra a qualche commensale possa venire voglia di approfondire l’insegnamento evangelico o ritrovare un pizzico di spiritualità. «Sarò lì anche per questo», rimarca il sacerdote, «ma solo su richiesta e mai con invadenza. D’altronde, quando sono a cena fuori mi capita quasi sempre di offrire un consiglio o un momento di raccoglimento».

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